"LE SORELLE SCIACALLO" di Nicoletta Vallorani - (DeriveApprodi) |
"IO, EROTICA" a cura di Jean-Marc Ligny contiene il racconto "CYBO" di Nicoletta Vallorani (Fanucci Editore 2001) |
Presentiamo i monologhi scritti da Nicoletta
Vallorani per il romanzo "Eva".
Eliminati dalla stesura definitiva dell'opera,
questi frammenti rimarranno inediti. Rispecchiano
pienamente ciò che intendiamo per letteratura
dell'inquietudine e dell'imperfezione. La
loro imperfezione sta nell'essere completi
nella loro stesura ma staccati dall'opera
di cui avrebbero dovuto far parte, sono vite
che appaiono lontane dal contesto che le
ha generate. I personaggi sono figure imperfette
nella loro apparizione narrativa e nella
manifestazione dei loro pensieri.
L'inquietudine è presente in questi soggetti
quale disagio di esistenza ed è parte essenziale
delle varie pubblicazioni dell'autrice.
(i pinguini nel sottoscala - 10 novembre
2000)
p.s. successivamente (17 luglio 2003) due
monologhi sono stati pubblicati anche da
www.carmillaonline.com
"EVA" di Nicoletta Vallorani (Einaudi Stile Libero Noir) 21 maggio 2002 |
MONOLOGHI INEDITI dal romanzo "EVA"
di NICOLETTA VALLORANI
(Tra cap 7 e 8)
La bambina dimezzata
E certe volte mi sveglio.
Mi sveglio nella metà esatta della notte
e penso i miei mezzi pensieri.
Chiedo al sonno se torna ma quello dice che
no, non ci pensa nemmeno e che con me ci
sta solo a mezzo servizio. E mentre penso
questa cosa mi scappa da ridere perché capisco
che è proprio una bella battuta per una come
me che mai non è stata finita.
Sto lì. Accendo un fiammifero, così le ombre
prendono forma e io provo a farmi raccontare
com'è successo. Com'è stato cioè che mia
madre mi ha finita solo a metà. Com'è che
sono uscita con dei pezzi mancanti, come
una gemella siamese senza gemella. Ma nessuno
mi risponde. E non sono stupida, perciò penso
che è una cosa inutile ma molto inutile chiedere
al buio le ragioni del tuo dolore. Perché
quello è come dio: sta lì e sorride e qualunque
cosa ti succede è la sua volontà ma non è
vero lo pensiamo noi perché deve esserci
un motivo per vivere anche quando nasciamo
e siamo la metà di quello che dovremmo essere.
E' la sua volontà. Perché se non fosse la
sua volontà ma solo uno scherzo della natura
uno si butterebbe subito sotto un treno.
E ci vuole un gran coraggio per farlo.
Comunque sia, io non capisco queste cose.
Voglio dire, la Signora dice che è meglio
lasciar perdere i pensieri complicati e che
noi siamo qui per passare i nostri giorni
nella pace e nel silenzio, a parte quando
andiamo per strada nella via degli Storpi
a chiedere l'elemosina. Non è che si guadagna
tanto, ma.
Mi guardano. Non so bene quello che vedono,
perché la Signora non tiene gli specchi.
Io certe volte mi sono vista nei vetri appannati
o in certi specchi nei bar prima che mi mandassero
via perché impressionavo i clienti. Perciò,
non so proprio bene come sono. Ma non importa.
I soldi che porto alla Signora sono buoni,
e lei mi dà da mangiare e poi questa stanza
e questo letto e questo odore di casa lenzuola
coperte silenzio. Insomma un posto dove si
può vivere. E dormire. Almeno metà della
notte.
Certe volte mi sveglio. Certe volte mi addormento
mentre sto nella strada a chiedere i soldi
che mi pagano tutti perché sono un mostro
e faccio pena. E pure perché sembro piccola
anche se sono già grande da un pezzo, ma
dimostro meno della metà dei miei anni. Che
poi come fai a capire l'età di una faccia
a metà?
Non è che sono triste. Voglio dire, a essere
così. Come dice la Signora, ci sono guai
peggiori: avere dei pezzi mancanti significa
solo che quelli che non hai devi cercarteli
in giro. La Signora certe volte dice cose
che non capisco. Ma poi quando facciamo le
cose che lei dice si capiscono meglio anche
i suoi discorsi. Qualche volta sì e qualche
volta no. Io comunque penso che nessuno si
prende una persona a metà per farla diventare
la sua anima gemella. Però sarà meglio che
non mi faccia tanto l'idea di cercare in
giro i pezzi che mi mancano. Pure se sembro
giovane, sempre brutto mostro sono. Che non
è che ti sposano in tanti.
Dal punto di vista del mio mestiere è un
bel vantaggio. Posso continuare fino a quando
sarò decrepita. Siccome i vecchi di questi
tempi fanno più schifo che pena, sembrare
vecchi è una gran scocciatura. Spero che
non mi succeda. Mai mai.
La Signora dice che mia madre era vecchia
quando ha deciso di fare me. Ma io non lo
so se è vero, perché secondo me la Signora
mia madre non l'ha mai vista. Una volta ho
spiato la Signora e stava con uno importante
e per niente mostro e con la mano sul portafoglio
e gli raccontava di noi e diceva che me mi
aveva trovata per strada una notte e di sicuro
ero stata lasciata in giro perché ero troppo
brutta. Troppo troppo. Con una scatola di
fiammiferi. Piena. Allora lei mi ha presa
perché così potessi vivere al sicuro da quei
maniaci e pervertiti e nazisti che uccidono
tutti gli esseri imperfetti che trovano in
giro. Mi ha presa e mi ha portata al sicuro
qui dentro.
Qui non mi trovano. Sono salva.
Come il gobbo di Notre Dame.
Chissà se mia madre era una zingara.
Comunque certe volte mi sveglio.
Ascolto tutte le voci del silenzio. Slobo,
Maria, la Signora, i Gemelli BumBum…tutti.
Ascolto.
E mi viene il nervoso. Mai una volta che
si possa dormire tranquilli. qui dentro.
Tra cap. 14 e 15
Slobo
I miei capelli sono bellissimi.
Mia madre me lo diceva e mi pettinava e io
ero contento.
Mia madre era vecchia e io sono nato.
Nel fango o nelle lenzuola, oppure sopra
un materasso duro, in mezzo alle donne che
dicevano le preghiere e signore fallo nascere
bene e signore questa madre è vecchia e se
il bimbo muore e se la madre muore e se noi
non riusciamo a salvarli e se dopo sul materasso
non ci resta che il sangue e la carne e tutto
a pezzi senza un'anima e senza cuore per
tenerli insieme?
Invece sono nato e tutto in un pezzo.
Grande e grosso e strillavo perchè tutto
quel dolore dio mio dio mio era insopportabile.
E le donne pensavano che se strillavo così
stavo bene e io non potevo spiegargli.
Non potevo.
Non potevo neanche dopo.
Io ci provavo ma nessuno capiva.
Il dolore aveva messo una bomba sotto il
ponte tra il cervello e la lingua. Il ponte
era saltato per aria. Il dolore è una bomba
che funziona benissimo. Perciò adesso il
ponte non ci sta più.
Le madri vecchie soffrono un dolore che non
si può dire quando ti mettono al mondo. Io
non lo dico, ma lo sento, me lo sento sempre
nelle ossa e nel cuore ogni volta che ci
penso. Forse dopo per quello mia madre è
morta che io ero piccolo e dopo che è morta
lei nessuno mi pettinava i capelli.
Nel primo posto, mi hanno tagliato i capelli
e tolto il pettine, che tanto quello hanno
detto che non mi serviva più. Se non hai
i capelli ti serve il pettine, mostro? Siccome
ero il mostro mi facevano fare le cose schifose
tipo pulire i gabinetti e raccogliere il
vomito e stare nell'infermieria che era solo
una stanza dove mettevano quelli malati e
poi chiudevano la porta così quelli potevano
urlare tranquilli.
Nell'infermieria ho imparato che sento.
E' stata una cosa brutta da imparare.
Nel secondo posto, mi hanno dato da mangiare
le mosche e gli scarafaggi. Erano tutti grossi
più di me. Così si mangiavano la mia roba
e mi davano delle altre cose schifose. Non
mi importava perché tanto chiudevo gli occhi
e mandavo giù. Non c'era dolore. E i capelli
crescevano e quelli non se ne importavano
niente. Anche quando mi facevano le cose
da femmina e mi vestivano da femmina e mi
mettevano il rossetto e i vestiti e insomma
quelle cose lì non mi importava. Il mio dolore
era una cosa facile da sopportare. E non
dovevo stare all'infermieria. E i capelli
crescevano.
Nel terzo posto, mi sono guardato nello specchio
e ho visto che ero diventato grosso.
E i capelli crescevano.
Ero grosso perciò mi toccavano di meno. E
a chi si avvicinava gli ringhiavo. Era facile
e non mi faceva soffrire. Sentivo la paura
di quelli, ma dopo ho imparato a sopportarla.
La paura era diversa dal dolore. Ho pulito
tanti gabinetti. La merda è meglio del dolore.
Nel quarto posto, Eva.
I capelli lunghi bellissimi pettinati col
pettine.
E comunque qui ci sto bene. Non è proprio
come con la mia madre vecchia. Chiudo gli
occhi e sento l'odore di quanto sono nato.
Poi mi arriva la frustata del dolore. Così
forte da spezzarmi l'anima.
E allora io apro gli occhi e penso che forse
è per quello che sono diventato scemo.
Allora prendo il pettine e mi pettino i miei
capelli.
Che sono bellissimi.
Come diceva mia madre.
Tra cap. 19 e 20
Maria la sanguinaria
La gente pensa che solo perché non parli
sei scemo. Non si rendono conto che la parola
è solo una funzione del cervello, non l'unica.
Io non parlo. Ma capisco. Io so.
E i miei occhi vedono quello che la gente
normale sfiora soltanto. Mi ricordo ogni
cosa dei miei cinquant'anni di vita. Mentre
lavoro nelle stanze o in cucina, mentre indosso
la divisa o la tolgo, mentre guardo le mani
di Eva muoversi veloci e capisco quello che
vuole dirmi, io ripasso ogni momento della
vita che ho vissuto, ogni gesto, ogni sorriso,
indietro fino alla prima bomba. La gente
pensa che solo perchè sei piccola tu abbia
pochi anni. Invece certe volte succede solo
che non sei cresciuta, perché qualcosa ti
ha fatto smettere di crescere e da un certo
punto in avanti il tuo corpo bambino ha smesso
di correre parallelo col cervello verso l'età
adulta. Così hai cominciato ad essere due
persone: il corpo da una parte e il cervello
dall'altra. Due mondi, separati come i binari
di un treno.
Quando penso, non penso soltanto. La gente
normale pensa e ammucchia ogni pensiero su
quello precedente, e lo schiaccia, lo spreme
fino a strizzarne fuori tutta l'energia,
finché nel pensiero originario non resta
il minimo succo. Io faccio ordine. Scavo
dentro i pensieri e li sistemo al loro posto
dopo averli tagliati in piccoli pezzi e aver
separato le ossa dai muscoli e dal cuore.
Come quando lavoro in cucina. Preparo la
carne e penso i miei pensieri. Faccio i pezzi
senza fermarmi e ogni pezzo è un ricordo
e dentro ogni ricordo ce n'è un altro e poi
un altro ancora. Finché non arrivo all'ultimo
ricordo e all'ultimo pensiero io continuo
a tagliare, sezionare, impacchettare.
Eva è contenta di me. Le sue parlano parole
gentili e io rispondo nello stesso modo.
Dice che io faccio un lavoro buono e che
sono utile al centro. Perciò questo mi fa
sentire importante e significa pure che io
qui sto bene. Non voglio andare in un altro
posto. Non potrei, nemmeno.
Anche Slobo ha bisogno di me, perciò è un
altro motivo per cui devo restare. Slobo
pensa pensieri strani ma mai cattivi. E io
sono il suo ponte perché leggo i pensieri
nella sua testa e li traduco nel linguaggio
dei segni. A volte li modifico un po', quando
penso che sia mglio per Slobo. Ma so che
lui è sempre d'accordo, altrimenti non lo
farei.
Slobo è il mio amico migliore e io sono la
sua migliore amica. Pensa che io sia la persona
più intelligente che conosce. E questo probabilmente
è vero.
Comunque, a parte Slobo, è bello stare in
questo posto. Perché qui non conta se sei
intero o solo un pezzo. Tanto tutti quelli
che ci abitano sono pezzi di qualcosa che
magari se fosse intero sarebbe anche bello.
E normale. Ma siccome nessuno è normale,
qui dentro, ci siamo abituati a pensare che
questa è la nostra forza. E siccome stiamo
fuori dal mondo di tutti possiamo giudicarlo.
E nessuno può venirci a dire che non dobbiamo
permetterci. Prima ci mettono in una gabbia
e poi pretendono di non essere guardati.
Ditemi un po' chi è lo scemo qui dentro?
Tra cap. 21 e 22
Vanessa
Né carne né pesce.
Squame pelle carne ossa
Ginocchia grandi
Piedi
Mani grandi
Branchie, no
Né carne né pesce
Bianca come la sposa
Bionda come la regina
Colorata come la donna
Libero
Libera
Né carne né pesce
E di questa cosa da maschio
Cosa faccio?
Tutto si aggiusta, bambina
Faremo di te una signora
Una signora
Né carne né pesce
Faremo di te
Le catene non si sciolgono
Dottore, che succede?
Dormi bambina
Dormi, stasera
Né carne né pesce
Se solo potessi respirare
Qua sotto
Se solo questo corpo maledetto
Mi lasciasse
Uscire
Libera
Tra cap. 27 e 28
I gemelli Bumbum
Insieme come due pezzi sbagliati del puzzle.
Siamo nati dentro la stessa conchiglia, con
pensieri gemelli e anime dimezzate. Siamo
nati per forza insieme pensando che così
era più facile. Siamo nati lenti senza avere
gambe abbastanza per correre.
Siamo nati. Se avessimo potuto decidere,
non ci avrebbero separati. Avremmo diviso
una gamba e una vita, e ci sarebbe bastato.
Invece ci hanno fatto un regalo sciancato.
Non per noi, no. Soltanto per non sentirsi
turbati da noi. Ci hanno trasformato in due
metà perché avevano paura di noi quando eravamo
interi. E per essere sicuri che non tornassimo
mai ad essere uno, ci hanno regalato due
passi diversi, così che potessimo continuare
ad allontanarci. Avvicinarci. Allontanarci.
La signora dice che possiamo stare insieme.
Dormiamo in un letto, mangiamo in un piatto,
parliamo una voce. Ma è una voce che non
capisce nessuno, una voce solo per noi che
ci basta e ci piace.
Certe volte giochiamo che cadono le bombe.
Ci buttiamo sotto il letto e ci tappiamo
le orecchie a vicenda. Ascoltiamo i fischi
nella testa e battiamo le mani a ogni botto.
Ci piace, perché possiamo stare abbracciati.
Anche se siamo vecchi e i vecchi non si abbracciano
come i bambini.
Stiamo come due nella stessa conchiglia.
È bello.
Solo che dopo ci esce il sangue dal naso.
E la signora lo asciuga.
(INEDITO)
Nicoletta Vallorani (Offida, 1959) è scrittrice di fantascienza
e noir e traduttrice. Vive a Milano dove
insegna all'Università Cattolica. Ha scritto
diversi romanzi: il più recente è il romanzo
per ragazzi "La Mappa del Male"
Disney Libri scritto insieme a Barbara Garlaschelli. Altri titoli sono: "Le Sorelle Sciacallo"
DeriveApprodi, "La Fidanzata di Zorro"
e "Cuore Meticcio" Marcos y Marcos,
"Dentro la notte, e ciao" Granata
Press, "Il Cuore finto di DR" e
"DReam Box" per Urania di Mondadori,
"I Misti di Sur" e "Darjee"
Adnkronos libri, "Achab e Azul"
e "Occhi di Lupo" I Corti EL, "Luca De Luca detto Lince", "Pagnotta
e i suoi fratelli" e "Un mistero
cirillico" EL, "Come una Balena"
Salani. I suoi libri sono pubblicati anche
in Francia da Gallimard nella Série Noir.
"DENTRO LA NOTTE, E CIAO" di Nicoletta Vallorani (Granata Press) |
"IL CUORE FINTO DI DR" di Nicoletta Vallorani (Premio Urania 1992 - Mondadori) |
"COME UNA BALENA" di Nicoletta Vallorani (Salani) |
"LA MAPPA DEL MALE" di Barbara Garlaschelli & Nicoletta Vallorani (Disney Libri) |