"Notturno Bus"
di Giampiero Rigosi (Einaudi)
"IL COMBATTIMENTO"
di GIAMPIERO RIGOSI
Suen si sentiva stanco. Doveva fare uno sforzo
enorme per mantenere il busto eretto e per
non cedere al sonno. Aveva percorso un lungo
cammino per arrivare fin lì, e se ne stava
seduto da quasi cinque ore nella stessa posizione,
osservando da lontano i due combattenti che
si fronteggiavano, immobili come fossero
di pietra. Gli occhi dell'uno fermi negli
occhi dell'altro.
Suen era poco più di un ragazzino, a quei
tempi, e pur essendo grande la sua stanchezza
si sentiva contento, perché sapeva che quello
era un giorno importante, e che da quel duello
avrebbe imparato molte cose. Cose che non
è possibile capire se non vivendole di persona,
perché non ci sono parole che possano spiegarle.
Intanto il sole aveva compiuto un ampio arco
nel cielo, e ora era alto sopra le loro teste.
Le canne di bambù oscillavano leggere nel
vento.
*****
per chi combatte esiste un proverbio:
è meglio fare da ospite che da padrone
è meglio retrocedere di un piede
che avanzare di un pollice
*****
Si dice che esistano guerrieri così forti
che possono uccidere solo con lo sguardo.
Suen pensava che lo sfidante meno anziano
-l'uomo alto, elegante, dai muscoli possenti
e l'espressione minacciosa- facesse senz'altro
parte di questi. Tutti sapevano che era un
guerriero potente, e che aveva spento la
vita di molti uomini. Il vecchio che gli
stava di fronte aveva l'aspetto di un debole
mendicante al confronto. Magro, vestito con
abiti umili, il viso segnato da solchi profondi,
che ricordavano le pieghe della terra appena
arata. Il ragazzo, però, sapeva che quell'anziano
monaco buddhista, in realtà, era ben più
temibile di quel che sembrava. Possedeva
infatti una profonda conoscenza dell'arte
del combattimento, e di lui si diceva che
ogni suo gesto, perfino il più semplice e
quotidiano, fosse eseguito con precisione
infinita. Si era allenato tutta la vita a
compiere ogni azione in maniera perfettamente
fluida, allo stesso tempo concentrata e naturale.
Ogni suo gesto era senza scopo e senza profitto,
in perfetta armonia con l'energia dell'universo.
Perfino durante un combattimento nel quale
sapeva di rischiare la vita, il vecchio appariva
calmo e vigile, senza desiderio di vincere,
né timore di perdere. Suen sapeva che il
suo pensiero non si fermava sulla lotta mortale
che stava per affrontare, eppure che ogni
fibra del suo corpo era pronta allo scontro.
Si fronteggiavano in quel modo da ore, immobili
e concentrati come gatti che stiano per scattare
da un momento all'altro.
Quando Suen si era seduto, il sole era ancora
basso sulle colline alle sue spalle, e la
sua ombra si allungava, pallida e sottile,
verso il punto in cui si trovavano i due
avversari. Le spalle magre dell'ombra parecchi
metri davanti a sé. Poi l'ombra era rimpicciolita,
come una chiazza di terreno umido che stesse
asciugando, e adagio era scomparsa sotto
di lui. I due uomini erano sempre lì, si
guardavano negli occhi, e respiravano così
lentamente che in loro non era possibile
cogliere alcun movimento.
Il ragazzo sapeva che il momento migliore
per attaccare è quando l'avversario inspira,
ed era convinto che ognuno di loro stesse
aspettando un gesto dell'altro: il varco
che avrebbe scoperto un punto debole nel
quale affondare il colpo. Suen conosceva
la tecnica: respirare mandando l'aria in
basso, fino a tre dita sotto l'ombelico,
riempire i polmoni comprimendo le viscere,
ed espirare con lentezza regolare, concentrando
il proprio spirito sul movimento interiore
dell'avversario, in attesa di un suo cedimento.
Suen sapeva che, per entrambi, un colpo solo
sarebbe stato sufficiente.
*****
questo si chiama avanzare senza avanzare
respingere senza muovere le braccia
attaccare senza ostilità
e conquistare senza adoperare violenza
*****
Un uccello, del quale Suen non conosceva
il nome, alzò il suo grido da lontano, forse
dalle rive del fiume, a occidente. Ora le
ombre dei due combattenti erano diventate
così lunghe da arrivare vicino alle sue ginocchia,
e il sole incendiava i campi al di là delle
loro figure di profilo, stagliate contro
il cielo porpora e viola, immenso.
Suen era sfinito, e si chiedeva come fosse
possibile, per i due avversari, resistere
ancora in quell'immobilità concentrata e
imperturbabile. Anche lui aspettava, come
loro, con pazienza e perseveranza, che quello
scontro gli fornisse una conoscenza importante,
rivelandogli una verità profonda sull'arte
del combattimento. Però doveva fare uno sforzo
terribile per resistere alla stanchezza,
e nel torpore del tardo pomeriggio, gli tornò
alla mente la leggenda di un uomo che rientrava
in patria, attraversando una serie di alte
montagne con un solo sandalo al piede.
*****
non c'è male peggiore che attaccare con leggerezza
attaccando sconsideratamente
perderò di certo il mio vantaggio
*****
Ormai era quasi notte, e le sagome dei due
avversari stavano lentamente sfumando i loro
contorni nell'aria scura. Suen sentiva le
gambe anchilosate per la protratta immobilità,
lottava per non cedere al sonno, e temeva
che i duellanti si sarebbero affrontati all'improvviso,
nel buio, muovendosi così rapidamente da
non permettergli di cogliere i loro gesti,
così da rendere vana quella sua lunga attesa
snervante.
Ma ecco, in un momento di silenzio in cui
perfino i grilli e le civette si erano zittiti,
Suen si rese conto che qualcosa stava finalmente
per accadere. Il cielo era vuoto di nuvole,
non un uccello attraversava lo spazio. Solo
le stelle pungevano il blu profondo della
volta celeste. Di colpo la stanchezza era
dimenticata. Qualcosa, non avrebbe saputo
dire cosa, dava a Suen la certezza che i
due uomini stavano per muoversi: sembrava
che tutto l'universo stesse trattenendo il
respiro, in attesa degli eventi.
*****
perciò di due eserciti in battaglia
ha la vittoria
quello che combatte più malvolentieri
*****
Suen ha impiegato anni per comprendere con
pienezza la lezione che ricevette quella
sera. Il temibile guerriero e il monaco anziano,
padroni di ogni più piccolo segreto delle
tecniche di lotta, si fronteggiarono per
tutta la giornata, immobili, lo sguardo nello
sguardo, il respiro lento, regolare e profondo.
Ancora una volta, Suen ripensa a quel giorno.
Per più di dodici ore aspettò che i due si
battessero, convinto che tutto si sarebbe
deciso in un solo gesto, fluido e preciso,
che avrebbe tolto la vita ad uno di loro,
decretando l'altro vincitore. Era ormai notte,
quando finalmente si mossero: lo fecero contemporaneamente,
con un'armonia e un'eleganza che non tradiva
la lunga, immobile attesa che avevano affrontato.
Le loro braccia si staccarono dai fianchi,
le loro mani si alzarono, andando a unirsi
davanti ai loro volti, palmo contro palmo,
e si inchinarono profondamente, salutandosi
con grande rispetto. Poi si voltarono e si
allontanarono, prendendo ognuno la propria
strada, come due viandanti che si fossero
incontrati, per un breve istante, lungo un
sentiero.
Suen sorride, ripensando alla sua delusione
di quella sera: gli sembrava di essere stato
ingannato, truffato, e si trovò a dubitare
che tutte le voci che aveva sentito su quei
due uomini derivassero da lodi immeritate,
diventate inspiegabilmente leggenda. Poi
ripete nella sua mente i versi del Tao che
dicono:
il buon condottiero non nutre ardore di guerra
il buon guerriero non si fa mai prendere dall'ira
e chi vince il nemico non combatte
chi guida bene gli uomini
pone se stesso sotto a loro
è questa la virtù del non lottare
questa è la forza del guidare gli uomini
questo si chiama assimilarsi al cielo
che fu la virtù più grande degli antichi
e sorride di nuovo, ricordando quel ragazzo
che attese con tanta pazienza di assistere
a un combattimento, senza capire che si stava
già svolgendo sotto i suoi occhi, e che al
termine di quel confronto interminabile confuse
il coraggio con la debolezza, la saggezza
con la paura, l'estrema forza con l'abbandono.
Giampiero Rigosi è nato a Bologna trentasei anni fa, e col
tempo le sue passioni più incrollabili si
sono rivelate la buona cucina, le bevute
con gli amici e la letteratura. Ha studiato
filosofia, senza capire bene a cosa gli potesse
servire. Si è guadagnato da vivere in diversi
modi, ultimo fra i quali quello di guidare
autobus di dieci, dodici o diciotto metri
attraverso le strade della sua città, trasportando
persone che inspiegabilmente si fidavano
di lui.
Si è occupato di troppe cose, fra le quali
la fotografia, le discipline orientali, il
disegno, il basket, il teatro, la pittura,
il cinema, la musica, la narrativa. Fortunatamente,
negli ultimi tempi ha deciso di concentrare
le sue energie su quest'ultima attività:
fra tutte, certo quella che gli riesce meglio.
Ha scritto racconti, recensioni e interventi
per quotidiani, riviste e antologie. Ha organizzato
e diretto una trasmissione radiofonica che
si occupava di cinema e letteratura noir.
E' membro dell'AIEP (Associazione Internazionale
di Scrittori di Polizieschi), e ha fondato,
assieme a Carlo Lucarelli, Simona Vinci,
Eraldo Baldini, Gianfranco Nerozzi, Deborah
Gambetta, Roberto Ossani, Giovanni Zanzani
e Andrea Bruni, la rivista di letteratura
Incubatoio 16, presente su Internet.
Ha pubblicato il suo primo romanzo, "Dove
finisce il sentiero", nel 1995, con
la casa editrice Theoria. L'anno seguente,
sempre con Theoria, è uscita una sua raccolta
di racconti dal titolo "Chiappe da apache".
Nell'aprile del 1998 la casa editrice Moby
Dick ha dato alle stampe il suo ultimo romanzo:
"Come le nuvole sopra Veracruz".
Ricordiamo inoltre "Lola a Caccia"
(AdnKronos - 1999) e "Notturno Bus"
(Einaudi Stile Libero Noir - 2000).
"DOVE FINISCE IL SENTIERO" di Giampiero Rigosi (Theoria) |
"CHIAPPE DA APACHE" di Giampiero Rigosi (Theoria) |
"COME LE NUVOLE SOPRA VERA CRUZ" di Giampiero Rigosi (Mobydick) |
"LOLA A CACCIA" di Giampiero Rigosi (AdnKronos) |
"SOSPESO" (L'Entronauta) contiene il racconto "Appuntamento" di Giampiero Rigosi |
"MA IL CIELO E' PROPRIO BELLO, PERO'" a cura di Giampiero Rigosi (Mobydick) |