"VENEZIA ROSSO SANGUE"
di Stelvio Mestrovich
Prefazione di Raffaello Bertoli
(Flaccovio, 2004) € 13,00

EL SGUASETO
di Stelvio Mestrovich

forse è lo stesso gatto che rincorre la stessa ombra nelle notti di nebbia che avvolgono 
la Riva   de Biasio
un bel maschio dal pelo nero che cerca l'hostaria di fronte alla Chiesa di San Simeone Grande   
nel campo dove c'è un ospizio per povere   a due passi dalla casa in cui bruciò vivo un 
bambino di cinque anni   figlio di uno di quei Tesseri di pani    nel lontano 27 novembre 
dell'anno 1621   poi ci fu la peste   un secolo e mezzo dopo cadde un pezzo di soffitto della 
chiesa e poco ci mancò che ammazzasse la Nobil Donna Lucrezia Cappello    su quella Riva 
morì pure la duchessa di Baviera Teresa Cunegonda    zona maledetta quella   sembra più uno 
squarcio di Londra che di Venezia   anche il Canal Grande non scherza e vanta uno dei più 
famosi assassini  storici  Biagio Cargnio  correva l'anno 1520   ma seguiamo il gatto   perché 
lui si vede   anche se tra i cristalli della nebbia   mentre l'ombra danza col vento   uno 
spietato valzer della morte   che abbraccia il sacro e il profano   e si nasconde tra l'acqua e 
la pietra
sulla Riva de Biasio l'altra sera
so andada col putelo a chiapar aria
me pareva che Biasio col coltelo
tagliasse a fete el caro mio putelo!
di una madre il canto ancora porta con sé il vento   sono le parole del valzer   il 
salsicciaio   il luganegher   un macellaio venuto dalla Carnia a cercare fortuna    e 
dove se non nella ricca e dorata Serenissima?   aprire una bottega    che idea!   
in quale posto?   
ma vicino all'attracco 
delle barche provenienti da Mestrina    un'hostaria   l'hostaria di Biasio 
il gatto Macchianera sfida il Tempo   ha delimitato un cerchio   la vecchia lampada della calle 
oscilla come un pendolo   è qui è qui   ma un rumore lo impaurisce e salta su un muretto   è un 
marinaio    non si capisce se cammina o corre    o è il vento che lo spinge   ma è contento   
canta   ubriaco fradicio   forse una antica melodia istriana   ma potrebbe essere anche una 
canzone oscena    chissà   è tutt'uno con la corsa il vino le raffiche la nebbia che resiste gli 
sgraffi sulle facciate delle case la calle la luce pubblica il rintocco della campana il grigio di 
Venezia il buio della notte   
è solo un attimo
poi di nuovo il silenzio   el paron della città    la Morte gli paga gli interessi    la Storia 
è in bancarotta fraudolenta   per vivere ci vuole il silenzio   e il silenzio paga i conti alla Morte   
una strana legge   il marinaio è uscito di scena   e  Macchianera rizza gli orecchi    ma non si 
muove   ha udito qualcosa    una ninna nanna   vibrazioni di lamelle metalliche  un girotondo 
di piccole ombre  intorno a un'ombra rossastra   grande fluttuante gobba  quasi un cuore 
scoperto    che pompa   
- Biasio, ti xe ti?
- Sì.
- Te gà ancora uno de quei dolzeti così boni?
- Entra ne la hostarìa e ti lo gavarà.
- Mi no gò schei.
- Caro el mio putelo, oggi son de bon cor, xe la Festa de la Sensa e te
- vojo far un regalo, ti xe mingherlin …
il gatto ha capito   si trova sul luogo dove c'era la bottega del luganegher   alza il pelo   
soffia   ma smette quasi subito   non ce l'hanno con lui   non è un vento normale questo   sulla riva 
batte la forza tesa del passato   che si scolla   la lampadina si spegne   le voci ritornano

- Cargnico, porteme un po' del tuo sguaseto.
- La comandi, paron. Col pan o la polenta?
- Fa' come ti vol. E un bon bicier de vin.
- Come i prosede i lavori a do pasi da San Simeon Grande?
- Ben, ma ghe xe da sudar. Ser Zuane vol che il palazo sia finìo entro la fin de l'ano.
- Mandelo in mona …
- Nol se pol!


poi  un urlo   e una piccola ombra scompare   Biasio che col cortelo sgozza un bambino   

lo squarta
lo macella
lo fa a piccoli pezzi
divide la polpa
lo taglia a fete
getta le ossa


el sguaseto xe pronto per un'altra volta   carne in umido   bella tenera   un ottimo intingolo   
poi una risata   anche la lingua non viene risparmiata   un banco ai lumi di candela   una lama 
che si alza e poi si abbassa   Biasio che urla   Son schei son schei! Budelline fegato e cuore 
di un putèlo   che prelibatezza!  Specialità dell'hostaria!    
Macchianera miagola   è tornata la luce    la lampadina oscilla tra il vento e la nebbia    
sulla  Riva di Biasio anche l'acqua si rivolta   dando schiaffi alla pietra   ma la pietra non è 
Cargnico   lei è inorridita   il mare che la colpisce è il suo pianto   poi un altro urlo …

                   
- E questa cossa xe? Una falange … con l'unghia … ne lo sguaseto?
  


sì   nella scodella del cliente   il cucchiaio non mente   l'uomo prende il pezzo e corre alla 
Quarantia Criminale    carne umana    le sparizioni dei bambini    la perquisizione della
hostaria   del retrobottega    i resti dei ragazzi uccisi   e non ancora utilizzati    
vent'anni di  delitti    senza i ritrovamenti dei corpi    il diavolo abita qui

                        l'assassino più famoso di Venezia.  
 



LA TRAMA DEL ROMANZO "VENEZIA ROSSO SANGUE" di Stelvio Mestrovich: Avrà fatto bene l’ispettore Tartini a non seguire le orme del suo illustre antenato compositore e a scegliere il mestiere di poliziotto anziché quello di musicista? Si direbbe di sì, almeno a giudicare dalla perizia con cui si destreggia in una Venezia dove calli e piazze si tingono di sangue. Le indagini dell’investigatore musicofilo e appassionato d’arte sono anche un modo per far scoprire al lettore gli incanti e i segreti di una delle città più affascinanti e misteriose d’Italia. A fare da muti scenari ai delitti, sale da concerto, biblioteche che custodiscono libri antichi e rarissimi e la bottega di un antiquario con il pallino dell’arte sacra. L’aristocratica Venezia, in questo romanzo, pretende il proprio tributo di vittime ai “margini” della società. Ma l’acume del coriaceo Tartini non fa distinzioni di classe. Parola d’ordine: scoprire la verità, con il puntiglio e la precisione di un fraseggio d’orchestra.

STELVIO MESTROVICH è nato in Dalmazia, a Zara, il 20 giugno 1948. E’ un critico musicale, del tardo barocco, con particolare conoscenza di Antonio Salieri (grazie alla tenacia di Mestrovich c’è oggi una lapide sulla casa di Vienna dove Salieri visse a lungo). Ha scritto vari articoli su Andrea Luchesi, Antonio Smareglia, Pietro Alessandro Guglielmi, Domenico Fischietti, Antonio Sacchini, e uno studio su Anton Diabelli. Incluso in diverse antologie italiane, austriache, tedesche, spagnole, albanesi (di lui ha scritto il poeta candidato al Nobel Ferdinand Laholli) e bulgare, collabora da anni con la rivista viennese "LOG", patrocinata dall'UNESCO. Il suo primo romanzo Suor Franziska ha vinto il Premio Viareggio-Farabolina 1992. Mestrovich esordisce nel giallo creando il personaggio dell’ispettore capo di Polizia Giangiorgio Tartini, discendente (inventato, ovviamente), del famoso violinista e compositore Giuseppe, l'autore de "Il trillo del diavolo". Mestrovich ha trasmesso a Tartini la sua conoscenza della musica classica e di Venezia. Il primo episodio, L’assassino del confessionale (Lo Faro Editore), vince il Premio Colosseo d'Oro 1997. Seguono Il caso Palinuro (Pagnini e Martinelli), Il filo della sinopia e l'inedito Allegro Assai/Grave/Presto. Viene pubblicato nel 2004 Venezia rosso sangue (Dario Flaccovio), volume in cui sono "fusi" in un'unica storia L’assassino del confessionale e Il filo della sinopia.
La sua pagina WEB: www.la-poesia.it (digitare su GIORNALE, quindi su MUSICA. Volendo, anche su RACCONTI e POESIE)

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