"LE PISTE DELL'ATTENTATO"
di Loriano Macchiavelli
(Einaudi 2004)
"FIORI ALLA MEMORIA"
di Loriano Macchiavelli
(Einaudi 2001)
"OMBRE SOTTO I PORTICI"
di Loriano Macchiavelli
(Einaudi 2003)

LA PIETRA DI LUCE
microracconto fantastico
di LORIANO MACCHIAVELLI


Dicono che la Colonga sia sempre stata una tranquilla zona rurale con case sparse qua e là a testimoniare, nella loro solitudine, che gli abitanti erano altrettanto tranquilli.
Dicono, ma se ne dicono tante.
In realtà la Colonga ha, come tutte le frazioni, borghi, paesi e città, un passato di misteri e di paure. Misteriosa è, tanto per cominciare, la sua origine. Scrivono gli studiosi che alla Colonga: "…una penetrazione neolitica deve essersi verificata, con modalità che purtroppo ci sfuggono"
1.
Io so com'è nata, come si è sviluppata la Colonga e perché in questo strano luogo sulle rive dell'Idice, a poco distanza da dove il Savena si raggiunge il fratello maggiore, siano stati ritrovati resti di insediamenti umani risalenti all'età della pietra e so perché si siano ritrovate anche quindici monete d'oro romane. E fra quelle c'è il famoso aureus di Marco Antonio, unico esemplare al mondo, poi misteriosamente scomparso e altrettanto misteriosamente ricomparso al British Museum di Londra. Eppure non risulta che dalle parti dell'attuale Colonga siano mai passati o abbiano stazionato eserciti di Roma.
Io so, io so perché sono un romanziere, ma i romanzieri non vanno mai presi sul serio. E soprattutto non gli si deve mai dare credito.

Quando la Colonga ancora non si chiamava Colonga.
Costeggia l'Idice in un punto dove le rive sono alte e il terreno attorno è dolcemente ondulato e coperto di vegetazione. Le zone più basse, che conservano a lungo l'acqua di pioggia, sono acquitrini ricchi di fauna lacustre. Un ambiente ideale per la vita degli animali. C'è una foresta dove nascondersi e pascolare, ricca di altri animali da cacciare, e c'è un fiume, indispensabile per la sopravvivenza. Ci sono cervi, cinghiali, lepri, conigli selvatici e animali palustri, come il terribile marasso, e di recente sono arrivati anche i bisonti. Sono scesi dai pascoli dell'altipiano gessoso, che oggi chiamiamo Croara, dove vivevano da secoli, ma ormai troppo numerosi per trovare sufficiente pascolo per tutti. E, come fanno gli uomini, sono emigrati verso la pianura.
L'uomo non abita ancora questa zona, pur così ricca di risorse ambientali. Fra qualche millennio ci costruirà case, fabbriche, strade… Non ci saranno più né foreste né bisonti e qui, proprio qui, passerà un'autostrada che chiameranno del Sole anche se con il sole non avrà nulla da spartire. E tutto comincerà quando Co', fuggito dal suo villaggio, si rifugerà qui e qui nasceranno i suoi figli e i figli dei suoi figli.

Co' abitava più a valle, sempre seguendo l'Idice, in un villaggio capannicolo i cui abitanti conoscevano l'arte di lavorare la pietra silicea. Ne ricavavano attrezzi domestici e armi come punte per le frecce e per le corte lance, molto utili nelle lotte ravvicinate, e pugnali e mazze per lavorare la pietra…
Altri abitanti della pianura venivano da molto lontano fino al villaggio di Co' portando pelli, carni secche, frutti, canne palustri intrecciate… da scambiare con gli strumenti silicei, qui lavorati come da nessun'altra parte. E così il villaggio di Co' era ricco e rispettato.
La materia prima, la selce, era preziosa e rara e per rifornirsene, due volte l'anno i capannicoli dell'Idice partivano in gruppi di quattro o cinque, salivano le colline che circondavano la loro pianura e raggiungevano una collina dove la vegetazione non cresceva tanto dura era la roccia e così splendente che, colpita dal sole, non la si poteva guardare. Nelle notti di luna piena, vibrava e risplendeva come se fosse viva.
La pietra di luce!
Ci voleva un intero giorno per arrivare alla pietra di luce, partendo molto prima che facesse giorno. Arrivavano sulla collina che le ombre avevano già seguito il sole e con lui se n'erano andate. Lì Co' e i suoi compagni passavano la notte avvolti in pelli e il giorno dopo raccoglievano la selce e caricavano le loro barelle a striscio, che poi avrebbero trascinato lungo i sentieri fino al villaggio sull'Idice. Una scorta di selce che sarebbe bastata fino alla prossima spedizione.
Da tempo Co' guidava uno dei gruppi che saliva alla collina della pietra di luce. Lui conosceva il sentiero, lui era forte, lui sentiva l'avvicinarsi degli animali feroci e lui sapeva come evitarli. Aveva imparato da suo padre e lo avrebbe insegnato ai figli quando la giovane Lo', diventata la sua donna, gliene avrebbe dati molti.
Lo' viveva in un villaggio più a valle. Lo chiamavano 'nga delle acque, terra delle acque, perché le capanne anziché essere piantate sulla terra erano sull'acqua.
Co' la incontrò il giorno in cui andò al suo villaggio per consegnare selci lavorate in cambio di un carico di canne palustri intrecciate. La incontrò sull'ultima terra prima delle capanne sull'acqua. Assieme ad altre giovani, Lo' puliva anguille, che poi aperte a metà, distendeva a seccare al sole. Si fermò dinanzi a lei e le sorrise. Anche Lo' gli sorrise.
Co' consegnò le selci lavorate, ritirò le stuoie e al capo del villaggio chiese Lo' in sposa. Stabilirono il cambio e ripassando dinanzi a Lo' per rientrare al villaggio dei capannicoli, le regalò una selce lavorata proprio per scuoiare, tagliare e pulire gli animali. La giovane accettò il dono, chinò il capo e, sfiorando il palmo della sua mano contro il palmo di Co', gli augurò un viaggio di ritorno senza pericoli.

Il giorno stabilito per la consegna di Lo', Co' si presentò al villaggio della 'nga delle acque accompagnato da altri giovani che indossavano i costumi della tradizione. Portava i regali stabiliti dagli accordi con il capo villaggio e si aspettava che Lo' e le sue compagne lo ricevessero sulla terra ferma. Ma non c'erano né la ragazza né le canoe per trasportarli alle capanne sull'acqua.
I giovani urlarono e saltarono fino a quando dal villaggio non partì una canoa con il capo del villaggio e quattro uomini armati. Bastavano perché né Co' né i suoi compagni erano venuti armati.
La canoa si fermò poco distante da terra e il capo urlò minacce e ordinò ai giovani di andarsene.
Co' reclamò quello che gli era dovuto per contratto e il capo rispose che Lo' valeva ben più di quanto stabilito. Almeno il doppio. Co' avrebbe potuto anche accettare: si sarebbe trattato solo di rimandare il giorno dello scambio per avere il tempo di preparare quanto richiesto. Ma non accettò. I contratti andavano rispettati! Era la norma che da sempre regolava i rapporti fra i capannicoli e gli uomini della 'nga delle acque.
Insultò il capo e si allontanò seguito dai giovani che andavano togliendosi e abbandonando lungo il sentiero gli inutili costumi.
Quella notte stessa, Lo' sparì dal villaggio sull'acqua.
Quella notte stessa Co' sparì dal suo villaggio sull'Idice.
Da quella notte il territorio a meridione del villaggio dei capannicoli, vicino al punto dove s'incontrano i due fiumi, quelli che noi oggi diciamo Idice e Savena, si chiamò Co' Lo' 'nga e cioè terra di Co' e Lo'. Quel territorio che costeggia l'Idice in un punto dove le rive sono alte e il terreno attorno dolcemente ondulato e coperto di vegetazione.
Quello dove le zone più basse, che conservano a lungo l'acqua di pioggia, sono acquitrini ricchi di fauna lacustre. Un ambiente ideale per la vita degli animali: una foresta dove nascondersi e pascolare e ricca di altri animali da cacciare e un fiume, indispensabile per la sopravvivenza.
Ci sono cervi, cinghiali, lepri, conigli selvatici e animali palustri, come il terribile marasso, e di recente sono arrivati anche i bisonti. Sono scesi dai pascoli dell'altipiano gessoso, che oggi chiamiamo Croara, dove vivevano da secoli, ma ormai troppo numerosi per trovare sufficiente pascolo per tutti. E, come fanno gli uomini, sono emigrati verso la pianura.

Poi c'è la misteriosa presenza alla Colonga, millenni dopo, delle quindici monete romane, fra cui l'unico esemplare di aureus della sesta Legione di Marco Antonio. Come mai ritrovate in quel posto?

Marco Antonio faceva parte, con Cesare Ottaviano ed Emilio Lepido, del secondo triumvirato di Roma. Nel 43 o nel 42 prima di Cristo, non lo si sa con esattezza, i triumviri si erano dati appuntamento su un'isola del fiume Reno, in una zona che fu poi chiamata Borgo Panicale, per sistemare una volta per tutte le loro questioni di supremazia politica.
Certo il Reno a quei tempi non era quello d'oggi, così come non lo era l'Idice. La montagna riversava a valle quantità enorme d'acqua e i fiumi, alla stagione, erano gonfi, impetuosi e scavavano profonde gole e larghe valli. Si può quindi pensare che nel mezzo del Reno, là dove oggi c'è un largo letto, si stendesse un'isola ben più grande dell'attuale lingua di terra.
Marco Antonio si presentò solo all'appuntamento, come aveva stabilito assieme agli altri triumviri. Lasciò nei pressi di quella che allora era la Bononia romana, una legione di suoi soldati. Li aveva fatti accampare alla periferia est della città in un luogo militarmente strategico, sulle rive dell'Idice, alla Colonga. A ponente l'accampamento era protetto dalla profonda e ripida riva scavata dal fiume e difficilmente accessibile; a sud la protezione era una serie d'acquitrini; a nord erano le valli e a levante era una gola, unico accesso alla piana dove aveva messo il campo.
La mattina presto del giorno stabilito per l'incontro, Antonio lasciò, con pochi fidi, il campo alla Colonga, ma lasciò anche ai suoi l'ordine di tenersi in armi e pronti a marciare verso l'isola nel Reno nel caso che lui non fosse tornato al campo la sera stessa.
Naturalmente sia Cesare Ottaviano che Marco Emilio Ledipo si erano comportati esattamente come Antonio e i loro uomini era accampati nei pressi dell'isola nel Reno. In gran segreto. Ecco perché la Storia, quella con la esse maiuscola, non la mia che è fantastica e improvvisata, non ha notizie di accampamenti romani alla Colonga.
Nell'attesa, i soldati di Antonio, in armi, passarono il tempo come meglio poterono. Molti giocando ai dadi. Uno di loro, un tale che a Roma avevano soprannominato Fibrino, nativo della Gallia e che Antonio aveva arruolato per il suo coraggio in battaglia, quel giorno fu particolarmente baciato dalla fortuna e riuscì a vincere ai commilitoni ben quattordici monete d'oro e un aureus.
Ma la fortuna abbandonò Fibrino quella notte stessa e non poté mai godere della favolosa vincita ai dadi. Poco fidandosi dei commilitoni romani, che considerava tutti ladri, la sera stessa seppellì la vincita ai piedi di una quercia per recuperarla il giorno seguente prima di abbandonare il campo e tornare a Roma, scorta ad Antonio. Per sua maggior tranquillità, si sdraiò sul tesoro sepolto e vi dormì sopra, sempre in armi.
Il marasso palustre, nome volgare della vipera berus, in quelle zone acquitrinose può raggiungere il metro di lunghezza. Di solito è animale diurno, ma quel giorno, disturbato dai soldati accampati vicino alla sua tana, non si era avventurato alla ricerca del cibo. Uscì a notte fatta e la prima cosa che incontrò fu il polpaccio, una delle poche parti del corpo di Fibrino addormentato, non protetto dall'armatura.
Sui piccoli animali il veleno del marasso palustre era fulmineo e uccideva in pochi secondi. Per Fibrino l'agonia fu più lunga. Morì quando il sole stava per sorgere sull'accampamento romano alla Colonga.

Come venne ritrovato il tesoro di Fibrino ai piedi della quercia e come sparì misteriosamente l'aureus di Antonio, è storia più recente e merita un racconto a parte.

1 Da San Lazzaro di Savena - la storia, l'ambiente, la cultura - a cura di Werther Romani

loriano macchiavelli - san lazzaro, 14 novembre 2001


"MACARONI'"
di Loriano Macchiavelli
(Mondadori 1998)
"UN DISCO DEI PLATTERS"
di Loriano Macchiavelli
(Mondadori 1999)
"QUESTO SANGUE
CHE IMPASTA LA TERRA"
di Loriano Macchiavelli
(Mondadori 2000)
"LO SPIRITO
E ALTRI BRIGANTI"
di Loriano Macchiavelli
(Mondadori 2001)
"UNA BIONDA DI TROPPO
PER SARTI ANTONIO"
di Loriano Macchiavelli
(Libreria dell'orsoi 2003)
"SARTI ANTONIO E IL
DIAMANTE INSANGUINATO"
di Loriano Macchiavelli
(Sonda)
"SARTI ANTONIO E LA
BALLA PER CITARRA E COLTELLO"
di Loriano Macchiavelli
(Sonda)
"SARTI ANTONIO E IL
MISTERO CINESE"
di Loriano Macchiavelli
(Sonda)




Loriano Macchiavelli
è nato a Vergato (Bologna) nel 1934. Ha frequentato l'ambiente teatrale come organizzatore, come attore e, infine, come autore; sue opere teatrali sono state rappresentate da varie compagnie italiane: In caso di calamità, viva la Patria (1969/70), Una storia teatrale con prologo tragico e finale comico (1969/70), Ballate e moti rivoluzionari? (1970/71), Hanno dato l'assalto al cielo (1971/72/73), Voglio dirvi di un popolo che sfida la morte (1973/74), I pioli di Bach Dang (1973/74), Cinema hurra (1981/82), Aspettando Altman (1995).
Suoi testi sono stati segnalati in vari premi teatrali: Una guerra finita male (Premio teatrale Riccone 1963), I dieci a uno (Premio Reggio Emilia città del tricolore, 1964), Solo un lungo silenzio (finalista al premio teatrale Riccione, 1975), Jacopo da Valenza, scolaro (finalista al premio teatrale Riccione, 1978).
Dal 1974 si è dedicato al genere poliziesco e ha pubblicato numerosi romanzi divenendo uno degli autori italiani più conosciuti e letti.
Da un suo romanzo (Passato, presente e chissà) è stato tratto lo sceneggiato televisivo per Rai Due Sarti Antonio brigadiere (regia di Pino Passalacqua) in quattro puntate e andato in onda nell'aprile del 1978. In seguito ha curato il soggetto e la sceneggiatura del film per la TV L'archivista (regia di Guido Ferrarini), girato a Bologna nel 1985 e andato in onda su Rai Uno nel settembre del 1988. Il film porta sul piccolo schermo uno dei suoi personaggi letterari più riusciti: Poli Ugo, interpretato per la TV da Flavio Bucci. Il film presenta una Bologna attuale e viva, ben lontana dalla solita vecchia iconografia, e anticipa drammaticamente le mutazioni successive della città.
A fine '87 e primi mesi del 1988 è andata in onda una lettura radiofonica in 13 puntate dei suoi racconti, dal titolo I misteri di Bologna. Dai suoi romanzi e racconti e sono stati tratti numerosi radiodrammi trasmessi dalla Rai.
Nel 1988 Rai Due ha prodotto una serie di 13 telefilm, tratta da suoi romanzi e racconti, (regia di Maurizio Rotundi, protagonista Gianni Cavina) i cui esterni sono stati girati interamente a Bologna e dintorni. La serie ha per titolo L'ispettore Sarti - un poliziotto, una città ed è andata in onda su Rai Due a partire dal 12 febbraio 1991 e replicata nel 1993.
La serie televisiva di Sarti Antonio è proseguita (sempre su Rai Due) con una coproduzione italo tedesca (Rai-NDR) di sei film di un'ora e trenta, ancora tratta dai suoi romanzi, e andati in onda nell'aprile e maggio del 1994. Regista dei film è Giulio Questi, protagonista sempre Gianni Cavina.
Il suo personaggio più conosciuto, Sarti Antonio, è entrato anche nel fumetto (Orient Express) con una serie di avventure tratte dai romanzi.
Numerosi romanzi sono stati tradotti all'estero: Francia, Germania, Portogallo, Spagna, Ungheria, Cecoslovacchia, Unione Sovietica, Giappone, Romania...
Nel 1974 ha vinto, con il romanzo Fiori alla memoria, il premio Gran Giallo Città di Cattolica;
nel 1980, con il romanzo Sarti Antonio, un diavolo per capello, ha vinto il premio Tedeschi;
nel 1992 ha vinto la XIV edizione del Premio di letteratura per l'infanzia con il romanzo Partita con il ladro;
nel 1997, con il romanzo Macaronì (scritto assieme a Francesco Guccini), ha vinto il Premio letterario Alassio, un libro per l'Europa, dopo essere stato nella rosa dei finalisti nel Premio Ennio Flaiano e nel Premio città di Ostia. Lo stesso romanzo ha vinto l'edizione 1998 del Police film festival.
Ha pubblicato e pubblica con i maggiori editori italiani: Garzanti, Rizzoli, Mondadori, Einaudi, Rusconi, Cappelli... Ha collaborato e colabora con numerosi quotidiani e periodici.
Assieme a Marcello Fois e Carlo Lucarelli ha fondato il "Gruppo 13" e con Renzo Cremante ha fondato e dirige la rivista Delitti di Carta che si occupa esclusivamente di poliziesco italiano.

http://www.loriano.it

BIBLIOGRAFIA:



1 - Le piste dell'attentato (Campironi, 1974)

2 - Fiori alla memoria (Garzanti, 1975)

3 - Ombre sotto i portici (Garzanti, 1976)

4 - Sui colli all'alba (Garzanti, 1976)

5 - Sequenze di memoria (Garzanti, 1976)

6 - Passato, presente e chissà (Garzanti,1978)

7 - Le piste dell'attentato (ristampa Garzanti, 1978)

8 - Sarti Antonio, un questurino, una città (Garzanti Vallardi, 1979, omnibus contenente i tre romanzi editi Fiori alla memoria, Ombre sotto i portici, Sui colli all'alba e uno inedito dal titolo Cos'è accaduto alla signora perbene)

9 - Sarti Antonio, un diavolo per capello (Mondadori, 1980)

10 - Sarti Antonio, caccia tragica (Mondadori, 1981)

11 - L'archivista (Mondadori, 1981)

12 - La strage dei centauri (Garzanti Vallardi, 1981)

13 - Sarti Antonio e l'amico americano (Garzanti Vallardi, 1983)

14 - La Balla dalle scarpe di ferro (Rizzoli, 1983)

15 - Sarti Antonio, un diavolo per capello (Garzanti Vallardi, 1985, omnibus contenente la ristampa dei romanzi numero 9 e 10 e uno inedito dal titolo Rapiti si nasce)

16 - Stop per Sarti Antonio (Cappelli, 1987)

17 - La rosa e il suo doppio (Cappelli, 1987)

18 - Sarti Antonio e il malato immaginario (Cappelli, 1988)

19 - Funerale dopo Ustica (Rizzoli, 1989, pseudonimo Jules Quicher)

20 - Strage (Rizzoli, 1990, pseudonimo Jules Quicher)

21 - Un poliziotto, una città (Rizzoli, 1991)

22 - Un triangolo a quattro lati (Rizzoli, 1992)

23 - Partita con il ladro (Sonda, 1992)

24 - Sospiri, lamenti e ali di pipistrello (Sonda, 1994)

25 - Sarti Antonio un poliziotto, una città (Mondadori, 1994. Raccolta dei due romanzi editi Cos'è accaduto alla signora perbene e Sarti Antonio e il malato immaginario e uno inedito dal titolo La ghironda dagli occhi azzurri)

26 - Sarti Antonio e il diamante insanguinato (Sonda, 1994)

27 - Sarti Antonio e la ballata per chitarra e coltello (Sonda, 1994)

28 - Sarti Antonio e il mistero cinese (Sonda, 1994)

29 - Coscienza sporca (Mondadori, 1995)

30 - Replay per Sarti Antonio (Mondadori; 1996, ristampa in un volume di Le piste dell'attentato, Fiori alla memoria, Ombre sotto i portici)

31 - Macaronì, romanzo di santi e delinquenti (Mondadori, 1997, scritto con Francesco Guccini)

32 - Sgumbèi, le porte della città nascosta (Mondadori, 1998)

33 - Un disco dei Platters, romanzo di un maresciallo e una regina (Mondadori, 1998; scritto con Francesco Guccini)

34 - La Balla dalla scarpe di ferro (ristampa, Diabasis, 2000)

35 - Fiori alla memoria (ristampa Einaudi, 2001)

36 - La via dell'inferno (romanzo breve nel volume Bologna fra storia e fanatasia, Clueb, 2001)

37 - Questo sangue che impasta la terra (Mondadori, 2001; scritto con Francesco Guccini)

38 - I sotterranei di Bologna (Mondadori, 2002)


NOTA: i romanzi pubblicati con la Sonda sono per ragazzi.

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