"Nero Italiano - 27 racconti metropolitani"
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"Nero Italiano - 27 storie" |
IL QUARTO PIANO
di FABIO LOMBARDI
Primo giorno
Si risvegliano e si guardano attorno, scrutando
la penombra della grotta. Non ricordano nulla.
Luca si alza e va a bagnarsi il volto in
una pozza d'acqua. E' alto e robusto, con
le spalle larghe e un ciuffo di capelli neri
sulla fronte. La donna che stava distesa
accanto a lui si chiama Nora. Non è bella
ma ha un viso piacevole, incorniciato dai
lunghi capelli rossi ondulati.
Tina sbadiglia e si stropiccia gli occhi.
E' bionda, pallida. Ha dormito avvolta in
una coperta, la testa posata su un sacco
di plastica. Elio, un ometto magro con le
orecchie a sventola, si avvicina a lei e
prende il sacco per esaminarne il contenuto.
Tira fuori asciugamani di spugna, una borraccia,
una bussola, una torcia elettrica, sigarette,
fiammiferi, scatolette di cibo.
"Forse stavamo esplorando la grotta"
dice. "Poi è successo qualcosa che ci
ha fatto perdere la memoria."
"Ma cosa può essere stato?" chiede
Nora.
"Non so" risponde Elio. "Forse
uno shock…"
"A tutti e quattro contemporaneamente?"
"Bisogna uscire fuori" afferma
Luca. "Abbiamo solo una borraccia d'acqua
e qualche scatoletta. Non possiamo restare
intrappolati qui dentro."
Tina alza lo sguardo verso un foro circolare
nella volta rocciosa. "L'unica apertura
è quel buco sopra di noi, ma è troppo in
alto, non ci si può arrampicare."
Luca indica un cumulo di rocce e di terra
friabile, dall'altro lato della pozza d'acqua.
"L'acqua della pozza è salata. Dev'esserci
il mare dietro a quel mucchio di sassi. Forse
una parte della grotta è franata e ha bloccato
l'ingresso."
"D'accordo" risponde Elio. "Mettiamoci
al lavoro."
Si tolgono le scarpe, arrotolano i calzoni
di tela. Entrano nell'acqua della pozza.
Con le mani cominciano a rimuovere la terra
per liberare il passaggio.
Scavano con lentezza, faticosamente.
Il sole è alto nel cielo, la luce scende
a perpendicolo attraverso il foro circolare,
quando finalmente riescono ad aprirsi un
varco per uscire all'esterno.
Ora si trovano su una piccola spiaggia sabbiosa
e arroventata. Il mare è liscio, con qualche
increspatura all'orizzonte. Il cielo è limpidissimo,
di un azzurro abbagliante. Non tira un filo
di vento.
Tina fa una smorfia di stupore e si aggrappa
al braccio di Luca. "C'è qualcosa, laggiù."
Avvicinandosi, distinguono una tunica e un
paio di ali. Un angelo è scolpito con il
dorso rivolto verso il mare, nell'atto di
respingere una forza che preme dall'esterno.
Elio, che ha la bussola in mano, osserva
che la statua è orientata con precisione
verso nord. "Sembra un essere vivente,
pietrificato."
Nora si passa le mani fra i capelli, volgendo
attorno lo sguardo con aria smarrita. "E'
tutto così irreale…"
Si siedono all'ombra di una roccia e consumano
il cibo nelle scatolette, poi si incamminano
lungo la spiaggia. Sono rimasti solo pochi
sorsi d'acqua nella borraccia. Avanzano lentamente,
tormentati dalla sete.
Per miglia e miglia non incontrano alcun
segno di presenza umana, solo il mare immobile
a sinistra, a destra il folto intrico della
vegetazione.
Il sole è basso all'orizzonte quando raggiungono
una scogliera che interrompe la spiaggia.
Si arrampicano, facendo attenzione a non
scivolare sulle rocce levigate. Dietro agli
scogli si apre un'insenatura. Nella luce
del tramonto vedono un altro angelo di pietra,
identico al primo, anch'esso con la schiena
rivolta verso l'esterno. Un motoscafo è ormeggiato
all'estremità di un pontile, a pochi metri
dalla riva. Alcune assi gettate sulla sabbia
uniscono il pontile a una baracca di legno.
Scendono dagli scogli e si dirigono verso
la baracca. Entrano. L'interno è ingombro
di oggetti: rotoli di corda, galleggianti,
taniche di benzina. In un angolo, due amache
sono agganciate al soffitto. Su uno scaffale
ci sono alcune bottiglie d'acqua e un fascio
di carte nautiche.
Più tardi, mentre Nora e Tina riposano sulle
amache, Elio accende una lampada a petrolio,
poi si siede sulle assi del pavimento e dispone
attorno a sé le mappe.
Luca rientra nella baracca. "Ho controllato
il motoscafo" dice. "Il motore
funziona e il serbatoio è pieno. Sembra tutto
a posto. Hai trovato la nostra posizione?"
Elio annuisce. "Credo di sì… La prima
statua era orientata a nord e la seconda
a est: per andare da nord a est abbiamo camminato
in linea retta lungo la spiaggia, quindi…"
Indica la mappa. "Vedi quest'isola?
C'è un tratto di spiaggia che va in linea
retta da nord a est. Secondo me, noi ci troviamo
qui."
Luca si china sulla carta. "Isola senza
vento" legge. "Mai sentito un nome
del genere."
"Neppure io… Ma forse l'abbiamo dimenticato."
"Quanto siamo distanti dalla costa?"
"Quaranta miglia. Con il motoscafo ce
la possiamo fare in poche ore. Bisogna navigare
verso sud."
Secondo giorno
Si risvegliano all'alba. Prendono dalla baracca
tutto quanto può servire e lo trasportano
sul motoscafo. Luca abbassa la leva dell'accensione.
Il motore borbotta, l'elica inizia a girare.
Fanno rotta verso sud, in direzione della
costa.
Il cielo è terso. Il mare è una massa scura,
compatta. In una scia di schiuma l'isola
rimpicciolisce.
All'improvviso, l'elica si ferma con uno
schianto secco.
"S'è rotto qualcosa" dice Luca.
Esamina il motore, ma non riesce a trovare
il guasto.
"Cosa facciamo?" chiede Tina.
"Bisogna tornare a nuoto."
Nora guarda l'isola. "E' troppo lontana."
"C'è meno di un miglio" afferma
Elio. "Possiamo farcela."
Si tuffano nell'acqua scura e cominciano
a nuotare, lentamente. Ogni tanto interrompono
il ritmo delle bracciate e restano fermi
a galleggiare, per riposarsi.
Ora il sole è alto nel cielo. L'isola è ancora
lontana, ma già si vedono gli scogli e gli
alberi in fondo alla spiaggia. Continuano
a nuotare, senza far caso al dolore dei muscoli
irrigiditi dalla stanchezza e alla pelle
delle dita che si raggrinzisce.
Ora l'isola è vicina, solo poche bracciate.
Finalmente, Elio abbassa i piedi e grida:
"Si tocca!"
Si trascinano a riva e si gettano sulla sabbia,
esausti.
"C'è un'altra di quelle orrende sculture"
dice Tina.
"Dove?"
"Laggiù, vicino agli alberi."
"La prima statua era orientata verso
nord" osserva Elio. "La seconda
verso est. Ora dobbiamo trovarci nella parte
sud dell'isola."
Luca alza una mano per ripararsi gli occhi
dal sole. "Guardate quella sporgenza
rocciosa."
"Ci sono delle reti" afferma Nora.
"Sembra un capanno da pesca. Andiamo
a vedere."
Il capanno è disabitato. All'interno trovano
quattro brande, un piccolo fornello e alcune
bottiglie di liquore. La dispensa è fornita
di acqua minerale e cibo in scatola. In un
armadio ci sono vecchi abiti da pescatore:
calzoni di tela e maglioni pesanti. C'è anche
un potente binocolo in un astuccio di cuoio.
Luca prende il binocolo, esce e si arrampica
su un'altura. Scruta verso ovest e scorge
il quarto angelo di pietra, solitario, nel
mezzo di una spiaggia deserta. Ritorna nel
capanno.
"A ovest non c'è niente" riferisce.
"Solo un'altra di quelle statue."
Nora gli lancia uno sguardo incredulo. "Ma
allora l'isola è disabitata…"
"Non lo so."
"Non è possibile! Ci dev'essere qualcuno
che ci spieghi cosa è successo, perché non
ricordiamo nulla…"
"Calmati." Elio le prende una mano
e gliela stringe. "Per il momento non
c'è niente da fare. E' inutile disperarsi.
Forse troveremo qualcuno all'interno dell'isola."
Dopo aver consumato un pasto frugale, si
gettano sulle brande. Si risvegliano all'imbrunire.
Tina, che si è alzata prima degli altri,
ha scoperto in fondo all'armadio una macchina
per scrivere portatile e un fascio di fogli
dattiloscritti.
"Che cos'è?" chiede Elio.
"Sembra un racconto… Forse il proprietario
di questo capanno è uno scrittore o qualcosa
del genere."
"Leggi ad alta voce."
Tina si siede e comincia a leggere.
Capitolo primo
Ogni martedì sera, il signor Chen, il signor
Pohl e il signor Kumo si incontravano per
cenare assieme. Il signor Chen, un piccolo
cinese occhialuto, era un famoso biochimico.
Il signor Kumo, ministro della chiesa cattolica,
era un africano gigantesco. Il signor Pohl
era un irlandese alto e segaligno, assai
apprezzato come studioso di letteratura.
Tutti e tre, ormai da molti anni, vivevano
a Lucerna.
Quella sera (il primo martedì di marzo) il
signor Kumo aveva invitato gli amici nella
sua grande villa sulle rive del lago. Chen
e Pohl erano intenti a consumare un'anatra
farcita e un paio di bottiglie di un ottimo
vino rosso. Il padrone di casa, invece, si
limitava a sorseggiare acqua minerale.
"Non posso mangiare" spiegò. "Questo
è periodo di astinenza per noi cattolici."
Più tardi, quando furono giunti al caffè
e ai sigari, Chen disse: "Sapete, ho
avuto brutte notizie. Mio fratello…"
"Hai un fratello?" lo interruppe
Pohl.
Chen annuì. "Un fratello gemello. Siamo
come due gocce d'acqua. Con la differenza
che io sono un cittadino rispettabile mentre
lui è un pericoloso criminale. Ora è ricercato
dalla polizia e deve fuggire all'estero."
"Speriamo che ce la faccia" disse
Pohl.
"Pregherò per lui" promise Kumo.
Capitolo secondo
Il martedì successivo si incontrarono nell'appartamento
del signor Chen, nelle vicinanze del lago.
Il signor Kumo, che aveva terminato di digiunare,
fece onore all'insalata e alle braciole di
vitello. Al termine della cena il signor
Pohl caricò la pipa, l'accese e cominciò
a parlare di un saggio letterario che stava
scrivendo.
"Sono parecchi anni che studio il Finnegans
Wake" disse, "in particolare l'ultimo
capitolo del secondo libro. Mi affascina.
E' come un indovinello complicatissimo."
"A proposito di indovinelli…" Chen
tirò fuori dalla tasca dei calzoni un vecchio
numero della rivista QUIZ. "Mi è capitato
di trovare questo giornale. Tu, Kumo, sei
un esperto di enigmistica. Forse puoi aiutarmi."
"Qual è il problema?"
Chen sfogliò la rivista, trovò la pagina
che cercava e cominciò a leggere.
"L'enigma della settimana." Si
schiarì la voce. "Quando giunse la primavera,
Baal, il diavolo, costruì un palazzo sulle
rive del fiume Fison. Poi disse a Eric: 'Entra
nel palazzo. Vedrai delle porte. Scegline
una. Se avrai fortuna, potrai ottenere da
me tutto ciò che vorrai. Se sbaglierai, ti
porterò all'inferno.' Eric entrò. Vide tre
porte: una a sinistra, una di fronte, una
a destra. Scelse la porta a sinistra. Baal
rise e lo trascinò all'inferno."
"Che strano indovinello" disse
Pohl.
"Quando giunse l'estate" continuò
Chen, "Baal, il diavolo, trasportò il
palazzo sulle rive del fiume Gihon. Poi disse
ad Abel: 'Entra nel palazzo. Vedrai delle
porte. Scegline una. Se avrai fortuna, potrai
ottenere da me tutto ciò che vorrai. Se sbaglierai,
ti porterò all'inferno.' Abel entrò. Vide
tre porte: una a sinistra, una di fronte,
una a destra. Scelse la porta di fronte.
Baal rise e lo trascinò all'inferno."
Chen depose la rivista. "La pagina seguente
è strappata. Questa storia mi incuriosisce,
vorrei sapere come va a finire."
"La porta a destra dev'essere per forza
quella giusta" osservò Pohl.
Kumo inarcò le sopracciglia, dubbioso. "No,
non può essere così semplice." Si rivolse
a Chen. "Ho la collezione completa della
rivista QUIZ. Cercherò il seguito dell'indovinello."
Tina posa il dattiloscritto. L'oscurità le
impedisce di continuare la lettura. Si sistemano
per la notte e si addormentano.
Terzo giorno
Il mattino seguente, dopo colazione, Tina
riprende la lettura.
Capitolo terzo
Una settimana più tardi, i tre amici si ritrovarono
a cena nella casa del signor Pohl, poco lontana
dal lago.
Kumo disse: "Ricordate l'indovinello
delle tre porte?"
"Hai trovato il seguito?" chiese
Chen.
"Sì, ora ve lo leggo." Aprì la
rivista. "Quando giunse l'autunno, Baal,
il diavolo, trasportò il palazzo sulle rive
del fiume Tigri. Poi disse a Tovo: 'Entra
nel palazzo. Vedrai delle porte. Sceglina
una. Se avrai fortuna, potrai ottenere da
me tutto ciò che vorrai. Se sbaglierai, ti
porterò all'inferno.' Tovo entrò. Vide tre
porte: una a sinistra, una di fronte, una
a destra. Scelse la porta a destra. Baal
rise e lo trascinò all'inferno."
"Allora il diavolo ha barato" disse
Pohl. "Nessuna delle tre porte era quella
giusta."
"Finisci di leggere" disse Chen.
"Quando giunse l'inverno, Baal, il diavolo,
andò a passeggiare sulle rive del fiume Eufrate.
E' strano, pensava, che nessuno - né Eric,
né Abel, né Tovo - sia riuscito a superare
la prova. Eppure non era difficile individuare
la porta giusta. Fece svanire il palazzo,
poi ritornò all'inferno."
"E' finita?" chiese Pohl.
Kumo sorrise. "E' un indovinello molto
facile. Io l'ho risolto subito. Secondo voi,
qual era la porta giusta?"
"Ne resta una soltanto" rispose
Chen. "La porta d'ingresso. Dunque,
per superare la prova, bisognava uscire dal
palazzo."
Kumo annuì. "Sì, la soluzione è questa."
Si sedettero a tavola.
"La settimana prossima non ci sarò"
disse Chen. "Devo andare a Roma, per
un congresso di biochimici."
Pohl stava versando il vino. "Di che
si tratta?" chiese.
"Leggerò una relazione attorno alle
mie ricerche sul carbonio." Sorrise.
"Tu che conosci Roma, Pohl, non avresti
qualche numero di telefono…"
Pohl gli strizzò l'occhio, Kumo fece una
smorfia seccata.
Capitolo quarto
L'ultimo martedì del mese, Kumo e Pohl si
incontrarono per caso in un bar. Si sedettero
a un tavolino, di fronte a una grande vetrata
che dava sul lago.
"Povero Chen" disse Kumo.
"Povero vecchio amico…" Pohl buttò
giù una sorsata di brandy. "Non riesco
a crederci… L'hanno visto uscire di casa
al mattino presto e l'hanno visto salire
sul treno per Roma, solo che non è mai arrivato
a quel congresso di biochimici… E' scomparso.
E qualche giorno più tardi l'hanno trovato
morto nel suo appartamento, qui a Lucerna…
Ma com'è possibile? Chi può averlo ucciso?"
Kumo scosse la testa. "Forse questo
enigma non verrà mai risolto."
Tina depone il fascio di fogli e dice: "Che
storia bizzarra!"
"Io non ho capito niente" confessa
Luca. "Sei sicura che finisca così?
Forse manca un foglio."
"C'è la parola FINE scritta bella in
grande."
Nora accende una sigaretta. "Forse ho
capito. E' un indovinello, come quello del
diavolo e delle tre porte. Bisogna indovinare
chi ha ucciso Chen. Se ricordo bene, nel
primo capitolo si parla di un fratello gemello
di Chen che deve fuggire all'estero…"
"Infatti" conferma Elio.
"Allora è chiaro. E' lui che ha ucciso
Chen. Sapeva che il fratello doveva recarsi
a quel congresso di biochimici a Roma, così
la notte prima lo ha assassinato e il mattino
seguente è partito al suo posto."
Luca si alza e comincia a riempire lo zaino.
"Ci sono problemi più importanti da
risolvere."
"E' vero." Nora spegne la sigaretta.
"Bisogna esplorare l'interno dell'isola.
Meglio non perdere altro tempo."
Nubi grigie si sono addensate nel cielo.
Correnti rapide percorrono la superficie
del mare. Non c'è vento, tutto è ancora immobile,
ma è un'immobilità gonfia d'umori lividi,
scossa da tremiti nervosi, come se una forza
invisibile trattenesse la furia degli elementi.
Nel folto della vegetazione, tra piante grasse
e cespugli di rovi, scoprono un sentiero
lastricato di pietra.
Camminano fino al tramonto.
Il cielo è scuro quando giungono a una vasta
radura, al centro della quale sorge una villa
circondata da un giardino. Le finestre sono
chiuse con imposte di legno, la villa sembra
disabitata, ma il giardino è ben curato e
in ordine. La porta d'ingresso è aperta.
Entrano in una sala arredata con eleganza.
Su un tavolo c'è un vaso di fiori non ancora
appassiti. Sulle poltrone, sugli scaffali
della libreria, non c'è neppure un granello
di polvere.
Elio si guarda attorno, perplesso. "I
padroni di casa se ne sono andati da poco.
Tre o quattro giorni."
Nora si lascia cadere su una poltrona. "Forse
siamo noi i padroni di casa, solo che non
ce ne ricordiamo."
"C'è una doccia!" esclama Tina.
"Venite a vedere."
La stanza da bagno è rivestita di mattonelle
bianche. Tina apre il rubinetto della doccia.
"Finalmente! Ho la pelle tutta incrostata
di sale."
"Acqua dolce" osserva Elio. "Da
dove viene? Forse la pompa attinge a una
sorgente naturale…"
"Che seccatore!" Tina raccoglie
l'acqua nel cavo delle mani e ridendo gliela
spruzza sul volto. "Sempre a farti dei
problemi… Ora esci, per favore. Uscite tutti.
Voglio darmi una rinfrescata."
Nella dispensa trovano riso, conserva e un
paio di bottiglie di vino. Dopo un'ottima
cena, consumata alla luce di una lampada
a petrolio, escono sulla veranda e si siedono
sulle poltrone di vimini. L'aria è fresca,
indossano maglioni pesanti. Restano svegli
a lungo. E' tarda notte quando decidono di
andare a dormire. Rientrano nella villa e
si tolgono i vestiti. La stanza è fredda.
Accendono una stufa collegata a una bombola
di gas, poi si sdraiano sui divani e si addormentano.
Luca si risveglia all'improvviso, con il
respiro mozzo e i polmoni doloranti. Si trascina
fino a una finestra, spalanca le imposte
e aspira una boccata di aria pura, poi, trattenendo
il fiato, apre tutte le finestre e scuote
gli altri. Escono all'aperto.
"Una fuga di gas" afferma Luca.
"Abbiamo rischiato di morire soffocati."
Quarto giorno
Al sorgere del sole, Elio, che per tutta
la notte è rimasto sveglio a camminare nella
radura, silenziosamente entra nella villa
e prende alcuni volumi dalla libreria. E'
ancora immerso nella lettura quando, più
tardi, Nora si alza dal divano e va in cucina
a preparare il caffè.
"Fanne un po' anche a me, per favore"
le dice.
Nora gli porge una tazza di caffè fumante
e si siede accanto a lui. Guarda i libri
sparsi sul tavolo: l'atlante geografico,
la Bibbia, il Finnegans Wake di Joyce, un
manuale di chimica organica, un trattato
di alchimia.
"Cos'hai in mente?" gli chiede.
"Niente. Un'idea assurda. Eppure…"
"Spiegami."
"No, non ancora. Prima deve succedere
una cosa. Solo allora saprò se ho ragione
o se sono impazzito."
"Ma che cosa dovrebbe accadere?"
Elio scuote la testa. "Non so con precisione…
Qualcosa che abbia a che fare con il fuoco,
forse un incendio…"
Nora inarca le sopracciglia, perplessa. "Tu
dici che ci sarà un incendio?"
"Spero di no" risponde Elio. "Spero
proprio che sia tutto un incubo. Soltanto
un incubo."
Passano la giornata leggendo, chiacchierando,
giocando a carte. Dopo cena fanno una passeggiata
nella radura, poi rientrano nella villa,
si coricano sui divani e si addormentano.
A notte fonda, Tina si risveglia. Va in cucina
a bere un sorso d'acqua, poi torna a sdraiarsi
sul divano. Non ha più sonno. Accende una
candela e comincia a sfogliare una rivista.
La candela scivola sul pavimento. All'improvviso
la fiamma guizza, le tende iniziano a crepitare.
Tina lancia un grido di terrore. Gli altri
si svegliano, balzano in piedi.
Luca strappa le tende e vi getta sopra un
tappeto, per soffocare l'incendio. "Appena
in tempo" dice.
Nora si volta verso Elio. "Tu lo sapevi."
"Come?" chiede Luca.
"Sì, lui l'aveva previsto. Questa mattina
mi ha detto che ci sarebbe stato un incendio."
"Non è possibile."
Elio si lascia cadere su una poltrona. "Quello
che ci sta capitando è assurdo… Eppure l'incendio
c'è stato veramente. Dunque ho ragione, non
sono fantasie…"
Tina, Luca e Nora si siedono di fronte a
lui.
"Cercherò di spiegarvi" dice Elio.
"Ricordate il dattiloscritto che abbiamo
trovato nel capanno da pesca? Non è un semplice
racconto. E' molto di più. Quelle pagine
descrivono la struttura del nostro universo."
Tina aggrotta la fronte. "Che cosa significa?"
"Seguite il mio ragionamento… Nel racconto
ci sono due piani narrativi. Al primo piano,
la storia delle tre porte. Al secondo piano,
la storia dell'assassinio di Chen. Consideriamo
la storia narrata al primo piano. E' tutta
costruita sul numero quattro. Ci sono quattro
personaggi, quattro tempi, quattro luoghi.
I personaggi si chiamano Baal, Eric, Abel
e Tovo. Tutti nomi di quattro lettere."
"Può essere una coincidenza" osserva
Luca.
"No, altrimenti l'autore avrebbe scelto
un altro nome per indicare il diavolo. L'avrebbe
chiamato Astaroth, ad esempio, o Shamael,
o Satan. Da Baal derivano Belthebut e Belfagor,
ma Baal non è il diavolo, era una divinità
semita. Se l'autore ha scelto questo nome,
è solo perché gli serviva una parola di quattro
lettere."
"D'accordo."
"L'azione si svolge lungo l'arco delle
QUATTRO stagioni. I luoghi dell'azione sono
i fiumi Fison, Gihon, Tigri ed Eufrate: i
QUATTRO fiumi dell'Eden. Sono tutti riferimenti
al numero quattro. C'è solamente un tre."
"Quale?" domanda Tina.
"Le tre porte." Elio accende una
sigaretta. "Il racconto espone un problema.
Bisogna trovare la porta giusta. Le porte
sembrano tre, ma in realtà sono quattro.
La quarta porta è quella giusta. Dunque trasformando
l'unico tre in un quattro, correggendo l'asimmetria,
si risolve il problema."
"Continua."
"Ora consideriamo la storia narrata
al secondo piano. Anch'essa è tutta costruita
sul numero quattro. E' divisa in quattro
capitoli. Ci sono quattro episodi, quattro
tempi, quattro luoghi. I personaggi si chiamano
Chen, Pohl e Kumo. Tutti nomi di quattro
lettere. Inoltre, Kumo si astiene dal cibo:
è il primo martedì di marzo, dunque il periodo
di astinenza è quello detto dei 'QUATTRO
Tempora'. Pohl studia l'ultimo capitolo del
secondo libro del Finnegans Wake: si interessa
quindi al personaggio di Mamalujo, il cui
nome è formato dalle lettere iniziali dei
nomi inglesi dei QUATTRO evangelisti, e che
simboleggia le QUATTRO province dell'Irlanda.
Chen è impegnato in ricerche sul carbonio:
il carbonio ha QUATTRO valenze. Inoltre,
dal momento che la storia è ambientata a
Lucerna, il lago di cui si parla in tutti
e quattro i capitoli non può che essere il
lago dei QUATTRO Cantoni. Questi riferimenti
al numero quattro sono indizi per decifrare
la struttura del racconto."
"Non capisco dove vuoi arrivare"
osserva Luca.
"Non interrompermi. Al secondo piano
c'è solamente un tre. Chen, Pohl, Kumo: solo
tre personaggi. La storia espone un problema.
Bisogna capire chi ha ucciso Chen. Considerando
l'esistenza del fratello gemello di Chen,
i personaggi diventano quattro. Ma il quarto
personaggio è l'assassino. Ancora una volta,
dunque, trasformando l'unico tre in un quattro,
correggendo l'asimmetria, si risolve il problema."
Luca sorride in modo beffardo. "Cosa
stai cercando di dimostrare?"
"Ma non capisci? Anche noi siamo in
quattro. Nora, Tina, Luca ed Elio: tutti
nomi di quattro lettere. Abbiamo memoria
soltanto degli ultimi quattro giorni. Ogni
giorno, ci siamo spostati in un luogo diverso:
la grotta, la baracca, il capanno da pesca,
la villa. Quattro episodi, quattro persone,
quattro luoghi, quattro tempi. Inoltre, pensate
a quelle statue di pietra orientate verso
i quattro punti cardinali. Non riuscite a
intuirne il significato?"
"I quattro angeli dell'Apocalisse"
afferma Nora.
"E' così, infatti. Nel libro dell'Apocalisse
si parla di quattro angeli che trattengono
i quattro venti ai quattro angoli della terra.
I quattro venti sono Euro, Zefiro, Boreo
e Austro. Questo luogo si chiama 'Isola senza
vento'. E da quando siamo qui, negli ultimi
quattro giorni, non c'è stato neppure un
filo di vento."
"Ma com'è possibile?" chiede Tina.
"I QUATTRO angeli dell'Apocalisse, i
QUATTRO punti cardinali, i QUATTRO venti.
Sono altri riferimenti al numero quattro.
Noi viviamo in un universo strutturato allo
stesso modo di quel racconto."
Luca si alza dalla poltrona e prende a camminare
nervosamente per la sala. "Cerchiamo
di restare lucidi. Ora ascolta me, Elio.
Tu hai dimostrato che l'autore di quel racconto
è ossessionato dal numero quattro. E' possibile
che abbia scelto un'isola poco battuta dal
vento e vi abbia fatto scolpire i quattro
angeli. Conserviamo il ricordo soltanto degli
ultimi quattro giorni, d'accordo, ma questo
non significa nulla. Dipende dal fatto che
tu hai scelto proprio oggi, e non ieri o
domani, per parlarci delle tue fantasticherie.
Che cosa resta, allora? Resta che siamo in
quattro, che abbiamo nomi di quattro lettere
e che ci siamo spostati in quattro luoghi
diversi. E' troppo poco per convalidare la
tua teoria."
"La mia teoria è stata confermata dai
fatti."
"Quali fatti?"
"L'incendio. L'hai dimenticato?"
"Come hai fatto a prevederlo?"
chiede Tina.
"Per quattro volte ci siamo ritrovati
in pericolo di vita. Ricordate il primo giorno?
Eravamo intrappolati in quella grotta. Abbiamo
dovuto scavare, lottare con la terra, per
salvarci. Il secondo giorno, quando si è
rotto il motoscafo, abbiamo dovuto nuotare
a lungo per ritornare sull'isola. Potevamo
morire annegati. Il terzo giorno abbiamo
rischiato l'avvelenamento per colpa di quella
stufetta a gas."
"Terra, acqua, aria…" mormora Nora.
"Tre dei quattro elementi. Per questo
io mi aspettavo qualcosa che avesse a che
fare con il fuoco."
"Non so cosa pensare" dice Luca.
"Non ha senso."
Elio si affaccia alla finestra. "Il
cielo comincia a schiarirsi, resta poco tempo…
Bisogna portare il ragionamento alle sue
conseguenze estreme. Accettiamo la premessa.
Eliminiamo ogni distinzione tra noi e i personaggi
di quel racconto. Il problema esposto al
primo piano viene risolto trasformando l'unico
tre in un quattro. Lo stesso accade al secondo
piano. Ma anche noi che siamo al terzo piano
abbiamo un problema da risolvere: non sappiamo
chi siamo, non ricordiamo nulla. Per trovare
la risposta alle nostre domande, dobbiamo
cercare il tre da trasformare in un quattro."
"Noi siamo al terzo piano!" esclama
Nora.
Elio annuisce. "Sì: questa è l'asimmetria
da correggere. Al secondo piano leggono ciò
che avviene al primo. Noi, al terzo piano,
leggiamo ciò che avviene al secondo. Se la
mia teoria corrisponde al vero, se quel racconto
descrive il modello del nostro universo,
allora dev'esserci un quarto piano, dove
qualcuno sta leggendo ciò che avviene a noi."
"Vuoi dire…"
"Voglio dire che questa non è la vita
reale. Non è neppure un sogno. Qualcuno ci
sta leggendo… Ecco perché la nostra memoria
è vuota. Non si tratta di amnesia, ma dell'impossibilità
di ricordare ciò che non è mai avvenuto:
noi esistiamo solo da quattro giorni."
Scuote la testa, sbigottito. "Sembra
impossibile, eppure… Vedete come tutto si
spiega? Noi siamo i personaggi di un racconto
che è iniziato quattro giorni fa."
"Quante sciocchezze" afferma Tina.
"Andiamo a dormire. Domattina ci rideremo
sopra."
"Non ci sarà nessun domani, capite?
Non possiamo vivere più di quattro giorni.
Sarebbe un'asimmetria."
"Ma perché solo quattro giorni?"
chiede Nora. "Perché non quattro settimane,
o quattro mesi?"
"La terra, l'acqua, l'aria e il fuoco
hanno scandito la divisione del tempo. Gli
incidenti si sono verificati a intervalli
di un giorno, non di una settimana o di un
mese."
Luca si prende la testa fra le mani. "No,
non ci posso credere. E' assurdo…"
"Guardate!" esclama Nora. "Sta
per albeggiare."
Si avvicinano alla finestra.
"Il nostro tempo è finito" dice
Elio.
La notte è impallidita. Un chiarore vago,
lentamente, si diffonde a eliminare il cielo.
"un piccolo gioiello dell'inquietudine,
in tutti i sensi." (Alan D. Altieri)
Urania n. 1049 contiene in appendice il racconto "Una gita al mare" di Fabio Lombardi |
Urania Millemondi 1987 contiene il racconto "Elmo" di Fabio Lombardi |
Fabio Lombardi vive e lavora a Rimini, dove fa l'avvocato
penalista. Ha pubblicato circa una quindicina
di racconti gialli e di fantascienza in varie
antologie e riviste (su "Urania",
"Millemondi", "Febbre Gialla",
"Plot", "Il Paradiso degli
Orchi", in "Estate gialla"
del Giallo Mondadori, in "Nero Italiano
- 27 racconti metropolitani" degli Oscar
Mondadori, sul settimanale tedesco "Sieben-Tage"
e così via). Sta lavorando alla stesura di un romanzo.