L'ATTACCO
di Maurizio Landini
Il silenzio regnava nella sala di comando
della Nave Madre. Il solo rumore percepibile
era una leggera vibrazione causata dal movimento
delle turbine al livello inferiore dell'area
d'atterraggio interna. L'ufficiale in seconda
teneva sotto controllo la rotta e, di tanto
in tanto, scrutava la porzione di universo
cosparsa di stelle che appariva nel grande
schermo davanti a lui; mulinelli di pensieri
grigio fumo si intonavano con la sua divisa:
da tempo il fuoco della guerra civile che
aveva decimato i ribelli, favorendo indirettamente
l'egemonia del Sistema, sembrava ridotto
a pochi tizzoni quasi spenti. Basare un attacco
che richiedesse un grosso dispiegamento di
forze nella spavalda certezza di un indebolimento
del nemico, poteva rivelarsi un errore fatale.
La porta a scorrimento verticale si aprì,
e l'ufficiale scosse la testa come per liberare
la mente da quelle riflessioni pericolose.
Nella sala di comando entrò il Cavaliere
Nero seguito dall'ammiraglio Tyviper: subito
gli ufficiali si alzarono e fecero il saluto
militare sollevando il braccio teso e abbassando
il capo. Il Grande Condottiero del Nuovo
Ordine Azzurro andò a sedersi nella sua poltrona
in liquid latex, modellata come la colonna
vertebrale di un grosso animale. Il suo lento
respiro filtrava inquietante attraverso la
maschera di metallo nero che ormai da centinaia
di anni gli celava il viso; tutto il suo
organismo era stato riprogettato con avanzati
sistemi di prolungamento vitale: simile ai
grandi maghi del Cinquecento, Egli aveva
sempre desiderato divenire un dio. Ed essersi
avvicinato molto al suo antico sogno, lo
rendeva particolarmente orgoglioso di sé.
Adesso, nella grande finestra ellissoidale
sull'universo, fluttuava il Pianeta Rosso:
sembrava una sfera infuocata e pulsante,
vicina all'esplosione. Minacciosa. Il Cavaliere
Nero si alzò dalla poltrona e si avvicinò
allo schermo: la stella tricolore a cinque
punte sulla sua divisa nera, parve brillare
di luce propria. <<Preparatevi all'attacco!>>
L'ordine sembrava emesso da più voci contemporaneamente,
di diversa tonalità, filtrate da un multieffetto
posizionato sul phaser.
Passò un'interminabile spruzzata di secondi,
quindi il Cavaliere, nuovamente affondato
nella sua poltrona nera, sembrò mimare un
accenno di solfeggio con la mano inguantata:
era l'ordine di attacco.
La Nave Madre partorì dal suo ventre sciami
di navicelle aviodroidi stuka che si stagliarono
sullo sfondo del Pianeta Rosso a poche migliaia
di chilometri.
La base sotterranea dei ribelli bolscevichi
era un chiassoso formicolio di umani e alieni
di ogni razza e specie armati fino ai denti,
che correvano a raggiungere le loro postazioni:
acutissimo in sottofondo, gridava l'allarme
antiaereo. Enormi piattaforme rotonde si
elevarono stridendo dalla superficie del
deserto rosso sollevando una tempesta di
sabbia. Sotto questi pesanti cappelli di
ferro arrugginito spuntarono i cannoni laser
delle contraeree, pronti a coprire i velocissimi
Tupolev TU.4020, decollati per respingere
l'attacco azzurro.
Le navicelle del Cavaliere si abbatterono
come furie sui ribelli surriscaldando le
loro mitragliatrici laser. Il valoroso Markos,
dall'abitacolo di un caccia ribelle, dirigeva
la controffensiva rossa. Lo scontro ai margini
dell'atmosfera fu terribile: centinaia di
piloti di entrambi gli eserciti disintegrati
nello spazio. Markos si muoveva abilmente
schivando "sciangai" di raggi laser
multicolore: era impossibile colpirlo; diversamente
la sua mira non lasciava sopravvissuti: l'eroe
sfrecciava vittorioso tra i resti aeriformi
degli aviodroidi stuka. Ma presto si accorse
di essere coinvolto in una manovra diversiva
attuata dall'esercito del Nuovo Ordine, che
aveva già predisposto l'atterraggio delle
aeronavi da sbarco ai confini del deserto,
per cospargere il territorio di Madri Cingolate:
un imponente muro di fuoco fece piazza pulita
delle contraeree ribelli nel giro di poco
tempo. Il Cavaliere Nero già si gustava la
vittoria comodamente seduto nella sua postazione
privilegiata a bordo della Madre Nera: l'ammiraglio
Tyviper, al suo fianco, sorrideva soddisfatto:
il luccichio dei suoi occhi passava attraverso
le lenti sfumate degli occhiali, replicando
la luce che emanava la perfetta dentatura
al platino. Gli azzurri si apprestavano a
fare carne e circuiti morti della Nuova Resistenza
quando, a sorpresa, dalle dune di sabbia
rossa emersero i bianchi guerrieri meccanici
pilotati dagli attivisti di Greenwar, giunti
dal lato opposto del Pianeta: avevano atteso
con pazienza che il Nemico si trovasse nel
raggio di fuoco dei loro potenti bazooka
al plasma, prima di uscire allo scoperto.
Era il segno inequivocabile della fine di
un'inutile guerriglia fratricida tra le fazioni
rosse e verdi del Pianeta, risoltasi con
una pace suggellata da una salda alleanza,
contro la tirannia azzurra. Fiere, le copie
cinesi dei Gundam, ora mostravano la stella
rossa dei ribelli bolscevichi aerografata
accanto alla spada verde, emblema dei greenwariani;
le loro armi dal terribile rinculo vomitarono
una pioggia torrenziale di plasma energetico
sulle corazze argento delle Madri Cingolate.
I forzisti tentarono strenuamente di resistere
al fuoco ma ben presto rovinarono sulla sabbia
bollente ridotti a groviera di ferraglia
fumante: una ignobile sconfitta.
L'esercito del Nuovo Ordine batté in ritirata,
e la Madre Nera andò a leccarsi le ferite
in un'altra zona dello spazio, sparendo dagli
schermi radar della Resistenza.
Il Cavaliere Nero batté un pugno sul bracciolo
della sua poltrona, gorgogliando un incomprensibile
"Maledetti comunisti!": questo
fu il suo unico commento alla folgorante
vittoria dei suoi eterni nemici, prima di
alzarsi e uscire dalla sala di comando, seguito
dal suo "delfino".
Mesto nella sua postazione, l'ufficiale in
seconda provava un certo rimorso: se solo
avesse espresso la sua convinzione che quell'attacco
si sarebbe rivelato un grave errore... Ma
come avrebbe potuto permettersi di esternare
le sue opinioni, tanto più se contrarie a
quelle del Capo?
Certo, si sarebbe potuto fare avanti molto
educatamente, esordendo con un "Cavaliere,
mi consenta…".
Maurizio Landini è nato ad Ancona ventotto anni fa. Laureato
in filosofia, musicista, illustratore, appassionato
di letteratura horror. A partire dal 1993
ha pubblicato diversi racconti in fanzine
e giornali locali. Un suo racconto è inserito
in questo sito alla sezione "Fuori dal Guscio" e un altro nel laboratorio del ">Grande Macello".