L'AQUILA D'ARGENTO
di Paola Forno
Ciò che vide lo sceriffo, quel mattino di
fine luglio, quando entrò nella casa di legno
di Linda McGrauth fu una scena così vera
da sembrare finta. Se non fosse stato per
gli occhi spalancati di Linda, per il loro
azzurro cenere che lui conosceva bene, avrebbe
pensato di trovarsi sul set di un film dell'orrore.
Il sangue era dappertutto, colato in un lago
sul tavolo di fòrmica bianca, schizzato contro
il frigorifero, sul tostapane fumante, sopra
il bollitore che fischiava, caduto come pioggia
sulle pentole messe ad asciugare. I cocci
delle tazze per la colazione si erano mischiati
ai pezzi di vetro del barattolo di sciroppo
d'acero. E poi, due sedie per terra, le mosche
che ronzavano, le impronte insanguinate di
Linda sul telefono a muro a dimostrare il
tentativo di mettere in salvo, se non se
stessa, almeno i suoi due figli che giacevano
immobili sul tappeto di vimini, l'uno di
fronte all'altra. Linda ce l'aveva quasi
fatta, si era piegata sul tavolo, aveva allungato
la mano verso il muro, preso il telefono,
fatto il 119, sillabato il proprio nome,
ma, quello dell'omicida le era rimasto chiuso
tra le labbra. Lo sceriffo si tolse il cappello
per asciugarsi il sudore che scendeva sul
collo e camminò lentamente, facendo attenzione
a non spostare nessun oggetto, anche un pezzo
di vetro sarebbe stato importante per l'indagine.
Quando si trovò vicino al corpo di Linda
Mc Grauth gli venne quasi da svenire. Durante
tutti quegli anni di servizio, nella contea
di Shetterfield, regione dimenticata, non
ancora deserto e non più prateria, non gli
era mai accaduto di assistere a un fatto
di sangue così cruento. Gli succedeva soltanto
di dirimere qualche rissa nell'unico bar
di Belleville, centro della regione, o di
portarsi a casa, per tutta la notte, un ubriaco,
in attesa che smaltisse la sbornia. Per gli
altri fatti, i più gravi, quando ce n'erano,
arrivavano due della contea vicina, quella
di Madison, e lui, lo sceriffo, lo relegavano
a semplice passacarte, con il compito di
trovare una sistemazione nell'unico albergo
del paese o di procurare le birre gelate.
Lo sapeva, era in pensione da sei mesi, e
lì a Shetterfield, un altro sceriffo non
ce l'avrebbero più messo. Era un costo elevato
per un posto dove non succedeva mai nulla.
In quella regione, dove anche la fabbrica
era fallita, la siccità cedeva il posto alle
alluvioni e, quando queste passavano, lasciavano
fango, solo fango. La gente, negli anni,
se ne era andata via e che bisogno c'era
di uno sceriffo? Il sindaco, però, non se
l'era sentita di lasciarlo a casa. Lui, lo
sceriffo, era solo, e così, il primo cittadino,
che era anche un suo amico, lo aveva nominato
sorvegliante della contea dietro un piccolo
compenso. Del resto, se lo meritava, quando
ancora Shetterfield rappresentava un centro
importante per la fabbrica di cerchioni per
biciclette, lui, lo sceriffo, aveva svolto
le sue mansioni con impegno, tenendo lontano
quei vagabondi che di notte scorrazzavano
con le loro moto per le strade del paese.
E poi, tutti si ricordavano ancora di quella
volta, quando aveva salvato da un incendio
il piccolo Joseph, il figlio del dottore,
e, per il suo atto eroico ( si era buttato
tra le fiamme della casa senza indossare
nessuna protezione), aveva ricevuto l'aquila
d'argento, distintivo che portava sempre,
con orgoglio, sulla giacca, gli luccicava
sul petto, sotto i riflessi metallici della
stella. Aveva fatto tanto per garantire l'ordine
nella contea, e, anche se la sua stella adesso
era solo simbolica, la gente continuava a
chiamarlo sceriffo e lui, ogni giorno alle
otto, si apprestava a fare il suo giro in
macchina per controllare che, nella contea
di Shetterfield, tutto fosse tranquillo.
Quel mattino, la centralinista del 119, chiamò
subito, secondo gli ordini, quelli della
contea di Madison, che altrimenti si sarebbero
incazzati; immediatamente dopo, avendo intuito
la gravità della situazione dalla voce spezzata
di Linda Mc Grauth, informò il pronto soccorso
dell'ospedale, che distava però di oltre
venti miglia; ed infine, anche se non era
tenuta a farlo, pensò di chiamare lo sceriffo
che, meglio di altri, conosceva la giovane
McGrauth. Almeno lui sarebbe arrivato prima
di quelli di Madison, che, si sapeva, volevano
essere informati subito, per primi, ma poi,
se la prendevano comoda. Tanto - pensavano
- cosa poteva succedere di così importante
nella contea di Shetterfield, oltre a un'invasione
di zanzare, alla morte precoce di un bovino
o a un caldo ancora più torrido?
Povera Linda. Pensò lo sceriffo chiudendole
gli occhi. Se avesse accettato di sposarlo
tutto questo non sarebbe successo. Lui l'avrebbe
protetta, le avrebbe dato una casa decente,
nel centro del paese. Si, lo sapeva, la differenza
di età con lei non era poca. Ma chi se la
sarebbe mai presa una così, con due figli
da crescere avuti da uno stronzo che poi
l'aveva mollata? Lo sceriffo uscì dalla cucina
passando per il corridoio, quando si guardò
nella specchiera dell'ingresso non vide la
sua aquila d'argento luccicare sulla giacca,
vicino alla stella. Tornò indietro, forse
gli era caduta prima, mentre era in cucina.
Quando arrivarono quelli della contea di
Madison videro lo sceriffo seduto in veranda
ad aspettarli. L'aquila d'argento luccicava
sulla sua giacca, sotto i riflessi metallici
della stella.
Lo sceriffo aveva dovuto strapparla dalla
povera Rosalie che la teneva stretta, ben
nascosta nella sua piccola mano. Rosalie
sapeva che solo così si sarebbe vendicata
di quell'uomo che, come una bestia, di fronte
a lei impietrita dalla paura, aveva fatto
del male a sua madre e si era sfogato sul
quel corpo col coltello della cucina. Poi,
come se niente fosse, si era tolto la camicia
sporca di sangue, aveva indossato la giacca
con la stella, si era girato verso William,
il suo fratellino, l'aveva preso e scaraventato
contro lo spigolo del tavolo fracassandogli
il cranio, e infine, come una furia, si era
gettato su di lei stringendole il collo.
PAOLA FORNO ?