"DELITTI PER RIDERE -
Racconti giallo-comici"
Prefazione di Dario Cecchini
contiene un racconto di Graziano Braschi
(Firenze, Carlo Zella Editore, 2001)
"CRONACHE DI DELITTI LONTANI -
Storie gialle e nere, dal cuore dell'Italia alla frontiere dell'America"
Prefazione di Douglas Preston
A cura di Graziano Braschi e Luigi Sanvito
contiene un racconto di Graziano Braschi
(Milano, Hobby & Work, 2002)

LA BESTIA-TRIVELLA
di Graziano Braschi

a Stephen King


Nel letto tra papà e mamma il piccolo Tad non riesce a prendere sonno. Intravede le loro spalle immobili, ma che prima erano vibranti di rabbia, le immagina pronte a rivoltarsi come serpenti.
E immagina papà che lo minaccia col grosso indice, gli occhi fuori dalle orbite. Eppure è lo stesso papà che una volta riusciva ad addormentarlo stringendogli con delicatezza il piede con la mano destra fatta scivolare sotto il lenzuolo - il letto era quello piccolo con le grate - e papà non si dimenticava mai di rimboccargli le coperte prima di uscire dalla camera.
Tad non è tranquillo perché è l'ora in cui cominciano ad affollarsi i gattimammoni (non ne bastava uno!). Fissa preoccupato l'angolo scuro dove probabilmente se ne stanno già accucciati, si passa la mano sul viso per nettarsi di qualcosa ma il risultato è che riesce solo a spalmarsela ancora di più. Crede di metterli a fuoco, loro che cospirano nel buio. Loro mica si avvicinano a semicerchio intorno al letto, no!, furbi!, si affollano tutt'intorno al baluginare di uno squarcio di specchio in fondo alla camera. Una lama di luce lunare, riflettendosi sullo squarcio, illumina di striscio le sporgenze dei mobili acquattati nel buio.

Di giorno mamma e papà avevano un'aria minacciosa e guardinga. Contro di lui, il piccolo Tad! L'indice di papà spinto contro la pancia assomigliava ad un piccolo bastone minaccioso. Stavano guatandolo a distanza. Occhi volpini, una luce di follia, un riflesso del color del sangue. Confabulavano. Erano stati colti da un'attività frenetica (incomprensibile per Tad). La mamma aveva anche pianto. In cucina, china sul lavello, era rimasta irrigidita per qualche minuto.
Bricolage frenetico di papà. Aveva preso qualcosa nella dispensa. Rumorose martellate dentro il casotto degli attrezzi. S'era poi allontanato furtivo verso la valle con una pala sulla spalla sinistra. Tad s'era avvicinato al finestrino del casotto: ermetico e polveroso, chiuso dai cartoni e dalle assi e col massiccio ragno nero che galleggiava indifferente. Il lucchetto era stato chiuso da pochissimo tempo, lo spezzone di catena oscillava ancora. Una botta dolorosa sulla schiena e Tad era stato sbattuto contro il muro. Respinto s'era voltato di tre quarti. Manata sul viso. Dolore e gonfiore dentro il naso. Lacrime e lacrime dentro la bocca. La mamma strattonava indietro papà. Una mamma robusta che ora conduceva Tad per mano a casa. Una mamma tranquilla che aveva dentro il bianco degli occhi quel riflesso di sangue, e che fumava e fumava fissando pensierosa il piccolo carbone della sigaretta. La rigirava tra le dita come volesse trapanare qualcosa. Tad già raccapricciato immaginò lo sfrigolio della carne. Come se avesse detto a voce alta quello che stava pensando, la mamma strattonandolo ora lui dentro casa, lo minacciò: "Zitto e buono! Mosca!".
A proposito, le bestie-trivella mangiavano le mosche?

Al buio Tad capisce all'improvviso perché sta lì nel mezzo, nel lettone tra papà e mamma. Lo sorvegliano. Lo hanno sequestrato. Non ha chiesto lui di dormire con loro. Non l'ha mai fatto.
Nel pomeriggio Tad ha visto arrivare alla casa il ragionier Fresa. Col solito completo color piccione, la borsa nera di cuoio, tutto sudato si stava asciugando con un fazzoletto di carta il viso e la nuca, e dopo avere stropicciato ripetutamente le scarpe impolverate sul fatiscente stoino era entrato in casa. Più tardi il ragionier Fresa era uscito dai pensieri di Tad.
Tad si muove cauto verso il fondo del letto. Più tardi papà scende dal letto e va ad orinare in bagno con l'andatura di uno zombie. Tad scivola giù. Scende le scale in silenzio, indossa i jeans e la maglietta nel mezzo della cucina buia, esce fuori. Una notte lunare. Faccia corrosa da buchi neri della luna. In una sequenza fulminante gli sfilano davanti il maestro, la rivista fantahorror che fanno in classe, quello che c'è scritto sulla prima pagina.

C'è scritto che la bestia-trivella studia ad arte e, sembra, con estremo piacere le diverse maniere di farci cadere i malcapitati. Sperimenta le diverse inclinazioni del foro in modo da scegliere quello più idoneo a provocare il massimo del terrore in chi ha la disgrazia di caderci dentro, anche in riferimento ai diversi tipi di terreno, all'altitudine S.l.m., eccetera eccetera... E c'è disegnata una specie di grossa talpa dallo sguardo maligno.

Due colpi nervosi sui pedali e la bicicletta s'avvia in discesa. Poco dopo la bici va a rotta di collo. Sopra Tad, tutto piegato in avanti. L'umidità della valle gli soffia sul viso e sugli occhi sbarrati. Il grande incavo scuro e umido s'avvicina, traversato dal piccolo fiume. La bicicletta s'inclina di 45° nella curva sassosa, si riprende e scarta giù. Ora Tad sta pestando alla disperata sui pedali, la bicicletta sta zigzagando lungo lo stretto sentiero sabbioso che attraversa la valle. Tad ansima, i mozzi stridono, le ruote trillano. Tutt'intorno un silenzio funereo.
All'improvviso accade. "Eccole!!" esclama il pensiero di Tad. Pesta ancora più forte sui pedali. Qua e là sul terreno s'aprono dei buchi circolari di un nero oleoso tanto da essere perfettamente visibili sotto quel lucore, che si richiudono con un flop umido. Altri se ne aprono dove precedenti si sono chiusi, fuochi d'artificio neri e subito scomparsi che tentano di risucchiare lui e la bicicletta.
E la bicicletta fa una cosa imprevedibile: s'impenna. Tad cade a testa in giù, conficcandosi nel buco cilindrico. Calzato dal buco come un dito dal guanto, in posizione d'attenti, i calcagni uniti, le palme della mano rivolte in fuori, urta col cranio contro una sporgenza grezza, il dorso s'appoggia nel senso di una leggera obliquità. Ha gli occhi sbarrati, la bocca spalancata in uno sforzo doloroso. Polvere e zollette di terra franano sulle guance, dentro i buchi del naso.
Manda attraverso il corpo intorpidito un segnale ai piedi (li immagina come bandierine di soccorso che vibrano nella notte).
Sente qualcosa muoversi sotto la testa (un restringimento, una tana sottostante dove la bestia-trivella oscilla irritata).
Mentre Tad riesce a localizzarsi in quell'orribile situazione (aiutami, mamma!!!), e sta arrivando il rombante terrore, una voce lo ferma sulla soglia.

Lo penetra, bianca e radiofonica, provenendogli dai piedi. Mani, come benne, lo afferrano per le caviglie, lo tirano su.
"Dove sono?", chiede.
"Sei qui. Ti abbiamo tirato fuori dalla buca", rispondono.
Tad guarda. Un buco modesto che sul fondo friabile non nasconde nulla.
I due giovani poliziotti lo guardano stupiti. L'auto con la luce blu palpitante va sul minimo, i fari illuminano una macchia.
Stanno ora fissando la casa di papà e mamma, dove una finestra s'è illuminata al pianterreno.
Tad ha conosciuto la sua personale materializzazione dell'orrido.
Ora è incazzato con tutti. Si sente offeso dalle bestie-trivella (ammazzarle tutte! o chiuderle in riserve di scavo, circondate da robusti reticolati, dove possono scavare a loro piacimento!).
Rialza la bicicletta, vi risale. I due poliziotti fanno "ehi!", ma non riescono a fermarlo.
Il piccolo Tad e la sua bicicletta stanno affrontando un polveroso e sassoso slalom.
Tad provoca le bestie-trivella. Si dirige dritto verso i buchi che s'aprono facendo flop, scarta all'improvviso. S'inerpica per la proda e ridiscende. Irride. Ulula. Le provoca. "Vaffanculo".
Ora lo sguardo dei poliziotti è fisso sul geyser di terra zampillato da uno dei buchi. Violento, nero contro la luna, friabile solo nella ricaduta, rumoroso come un vespaio.
In cima, come un fagotto che sobbolle, il corpo del ragionier Fresa che rimane sospeso per qualche secondo. Poi cade al suolo, disarticolato.


Graziano Braschi È stato redattore della rivista satirica e di umorismo grafico "Ca Balà". Suoi disegni satirici e scritti umoristici, oltre che su questa rivista, sono apparsi su "Il Male", "Carte segrete", "Humor Graphic", eccetera, e nel volume antologico Humour mon amour (Edizioni il Candelaio, 1982). Ha curato l'antologia di racconti brevi polizieschi Un breve brivido (Cesati, 1987), contribuendovi anche con alcuni racconti. Ha fatto parte del comitato scientifico del mensile "Febbre Gialla". Ha collaborato a "Nosferatu", mensile di cinema horror e fantastico e a "Torpedo", rivista di materiali polizieschi. Ha collaborato alle pagine culturali de "Il Giornale" di Montanelli, "L'Europeo", "La Nazione", "L'Indipendente", "L'Unità", "Liberazione" (nell'inserto Il Topo di libreria), "Max", "Carnet", eccetera. Collabora a riviste specializzate sul giallo come "Delitti di carta" e "Foglio Giallo". Nel 1990 ha curato, insieme a Massimo Moscati, l'antologia critica Stephen King: da Carrie a La Metà Oscura (Arnaud). Al grande narratore americano ha successivamente dedicato diversi interventi critici. Nel 1996, insieme a Laura Desideri, ha curato e allestito la mostra Una sola parola: Murder! Il "giallo" in lingua inglese al Gabinetto Vieusseux. Nel 1997, insieme a Cristina Proto, ha scritto Il quaderno di Stephen King. Vita opere idee del "Re dell'Horror" (Edizioni Polistampa). Nel 2000 è uscita, a sua cura, l'antologia di racconti gialli di autori toscani Toscana, delitti e misteri (Zella editore). Nel 2001 è la volta di Delitti per ridere (Zella editore), in cui partecipa - oltre che come curatore - col racconto "Potenziali serial killers da sagre". Nel giugno 2002 presso l'editore Hobby & Work di Milano uscirà, a sua cura e di Luigi Sanvito, Cronache di delitti lontani, una raccolta di racconti storici ambientati in Firenze e nella Toscana tra Otto-Novecento. Ha lavorato per diversi anni come coordinatore culturale presso un istituto culturale fiorentino, per il quale ha allestito (e, in qualche caso, curato) oltre trenta mostre documentarie.
Per informazioni: braschi@everyday.com
http://web.tiscali.it/brunettobto/braschi3/


"IL QUADERNO DI STEPHEN KING"
di Graziano Braschi e Cristina Proto
(Edizioni Polistampa, 1997)
"TOSCANA delitti e misteri"
a cura di Graziano Braschi
(Firenze, Carlo Zella Editore, 2000)

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