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Le bugie hanno le gambe corte.
Quelle del cavalier Berlusconi sono talmente
corte che son bastati meno dei fatidici 100
giorni per smascherarle.
Tutto spiegato e documentato: dalla promessa
"meno tasse per tutti" alla realtà
"meno tasse per i ricchi e più tasse
per i poveri"; e così via.
Questo libro è un vero e proprio "Manuale
di autodifesa da Berlusconi": Perché
nessuna seria contestazione nei suoi confronti
sarà efficace senza entrare nel meccanismo
concreto che porta dalle promesse alle bugie.
E perché fornisce le prime serie indicazioni
per contrapporre all'arbitrio la forza del
diritto e della legalità.
Non Mollare
Per giudicare una politica fatta di slogan
e demagogia, l'unica arma a disposizione
è quella dei fatti: decreti legge, dichiarazioni
e atti a confronto con la realtà. Ogni questione
deve essere analizzata e portata alla luce
per scoprire le bugie che vengono inventate
per coprire il reale interesse che viene
difeso. E così si scopre che dietro un generico
"Disposizioni urgenti in vista dell'introduzione
dell'euro", si nasconde un decreto per
il rientro in Italia di capitali esportati
illegalmente; oppure che, grazie al fatto
di essere presidente del Consiglio, si può,
tramite un atto amministrativo del Guardasigilli,
tentare di farla franca in un processo che
lo vede imputato; o ancora che sotto la generica
"Riforma del diritto societario"
si cela la depenalizzazione del Falso in
bilancio che potrebbe consentire, guarda
caso, a Silvio Berlusconi di ottenere l'archiviazione
nei processi All Iberian, Sme e Milan-Lentini.
Senza che, apparentemente, i cittadini (anche
quelli che lo hanno votato) si ribellino.
La nostra speranza è che questo dossier,
frutto soprattutto di una raccolta di informazioni
già pubblicate, possa essere letto e diffuso
capillarmente: per questo abbiamo fatto la
scelta della collana Millelire e abbiamo
deciso di pubblicarlo gratuitamente nel sito
www.bobi2001.it rinunciando a ogni diritto di copyright.
Forse non arriverà nelle case di tutti gli
italiani, ma nel suo piccolo potrà essere
usato per contrastare lo strapotere dei mezzi
di comunicazione che amplificano le bugie
del capo e come base per la diffusione della
protesta che DEVE spingere i cittadini a
ribellarsi scandendo bene il loro NO verso
questo vero e proprio regime che usa le leggi
a suo piacimento e per i suoi esclusivi interessi.
Gianfranco mascia e Filippo Lucarelli
info@bobi2001.it
alcuni estratti:
La nostra risposta
Rileggendo gli atti che questo esecutivo
ha realizzato in questi mesi, l'immagine
che ne viene fuori è quella di un unico,
grande e costante conflitto tra gli interessi
del cavaliere e dei suoi amici e il loro
ruolo pubblico. E non può certo essere una
normativa legislativa (seppure ben fatta)
a sancire la fine di questa situazione. Perchè
non sono solo gli interessi economici ad
essere in gioco, ma soprattutto quelli del
diritto: le leggi vengono create su misura
per risolvere i problemi giudiziari del gruppo
che detiene attualmente il potere.
La risposta della società civile onesta e
sana non può farsi attendere: deve iniziare
una lotta nonviolenta per la tutela dei diritti
di tutti i cittadini e per il ripristino
della legalità.
In questa ottica è fondamentale per ognuno
di noi capire fino in fondo le dinamiche
delle cose e bisogna trovare la chiave di
lettura giusta su quanto sta succedendo oggi
in Italia. Il primo punto deve essere quello
della raccolta di quante più informazioni
possibili sull'operato dell'esecutivo.
Sarà utile quindi creare una specie di "osservatorio
popolare" per monitorare gli atti di
questo Governo, scovarne gli eventuali abusi
e diffondere le notizie raccolte.
Work-in-progress
Questo dossier vuole essere un primo passo;
ma, se vogliamo raggiungere lo scopo, non
possiamo lasciare tale tentativo nelle mani
di pochi volenterosi: ognuno (secondo le
competenze) cerchi di dare il proprio contributo
per arricchire l'elenco degli interessi personali
che sottendono le decisioni dell'esecutivo.
Proprio per questo abbiamo deciso di trasformare
questo lavoro in un "work in progress".
Le successive edizioni conterranno tutti
gli aggiornamenti pervenuti al sito www.bobi2001.it, oppure al fax: 02/700562039.
Un "comitato di idee"
Nel proprio partito, nella propria associazione,
nella propria parrocchia o sul posto di lavoro,
non importa dove e come, bisogna agire urgentemente.
informiamoci e spieghiamo a più gente possibile
cosa sta facendo chi ci governa, al di là
della propaganda che diffondono i mezzi di
comunicazione ufficiali. Una rete capillare
che deve fare riferimento a un "comitato
di idee" che elabori un progetto comune
di difesa. Nessunod eve essere lasciato allo
sbaraglio a combattere la propria battaglia,
novello Don Quijote, perchè sul campo non
ci sono "mulini a vento", ma una
squadra di potenti che si sta arrogando il
diritto di plasmare leggi e norme a proprio
piacimento e per i propri interessi.
BREVE STORIA DEL BO.BI
(Tratto dal "Manuale per un consumo
responsabile" di Francesco Gesualdi
- Ed. Feltrinelli)
"Tutto cominciò nel novembre 1993. Mentre
Roma era in piena campagna elettorale per
l’elezione del sindaco, successe che Silvio
Berlusconi, proprietario di un vasto impero
finanziario comprendente Standa, Mondadori
e quattro reti televisive, dichiarò senza
mezzi termini che se fosse stato cittadino
romano avrebbe dato la sua preferenza a Gianfranco
Fini. Per colmo di provocazione, la dichiarazione
venne fatta in una regione di sinistra come
l’Emilia Romagna in occasione dell’apertura
di un nuovo supermercato Standa a Casalecchio
sul Reno in provincia di Bologna.
Di fronte a questa dichiarazione, l’Italia
più avanzata entrò in agitazione. Era ancora
fresco l’esempio di quanto era accaduto in
Brasile dove Marinho, proprietario televisivo
locale, aveva fatto eleggere presidente un
uomo poco “limpido” come Collor de Melo.
Dunque bisognava lanciare un messaggio forte
e fermare sul nascere il tentativo di utilizzare
il proprio potere economico e il possesso
di tv commerciali per orientare la politica
italiana. Così nacque l’idea di organizzare
un boicottaggio contro la Standa e contro
le televisioni di Berlusconi. L’idea fu di
Gianfranco Mascia, 34 anni, leader degli
ambientalisti e del movimento nonviolento
di Ravenna, proprietario di una piccola agenzia
pubblicitaria, che il 24 novembre lanciò
il suo appello a tutti i progressisti:
“Smettiamo di comprare i giornali di Berlusconi
e di fare la spesa nei suoi supermercati.
Ritiriamo la pubblicità dalle sue riviste
e dalle sue televisioni. Boicottiamo le sue
reti tv”. Così partiva il boicottaggio, denominato
Bo.Bi. (Boicottate il Biscione), che incontrò
immediatamente il consenso di migliaia di
cittadini.
Alcuni quotidiani gli dettero voce. “La Repubblica”,
per esempio, diede subito ampio risalto all’iniziativa
riportando anche i numeri di telefono e di
fax per mettersi in contatto con il centro
coordinatore del Bo.Bi. Ecco quanto scriveva
“la Repubblica” del 26 novembre: “Telefoni
roventi, fax intasati, cellulari in tilt,
uffici pieni zeppi di fogli contro lo strapotere
del ‘cavaliere nero’. In tutta la penisola
si è formata una ventina di comitati cittadini
contro Berlusconi anche detto ‘Sua Emittenza’.
Nel giro di poche ore si è mobilitata un’armata
anti-Berlusconi senza precedenti. Comitati
cittadini, legati a verdi e ambientalisti
di ogni colore, sono spuntati da Palermo
a Piacenza, da Caserta a Torino, a Roma,
Bari, Napoli, a Brescia. E ieri sera è nato
un comitato pure a Milano, segno che la protesta
va forte anche sotto le guglie del Duomo:
‘Siamo in tanti — dice Mascia- e il nostro
Bo.Bi. la farà vedere brutta al signore del
Biscione’. Tuona la Lega Ambiente, che prima
annuncia addirittura uno sciopero sportivo
fra i supporter rossoneri, poi ci ripensa
e spiega che la protesta contro il Milan
era solo una provocazione, una trovata per
stemperare la tensione che si respira in
questi giorni. Invitiamo piuttosto i lavoratori
di Standa, Fininvest e i tifosi del Milan
a votare Rutelli”’.
Una cosa è certa: Bo.Bi. fa proseliti ovunque.
A Firenze le adesioni contro il “cavaliere
nero” arrivano da gente comune, pensionati,
studentesse. Prende posizione persino qualche
prete, per non parlare del supporto di docenti
universitari, del sindaco di Prato Claudio
Martini e dello scrittore Saverio Tutino.
In Emilia, a favore dei tanti comitati Bo.Bi.,
si esprime il parlamentare Sauro Turroni,
l'Assessore alla Cultura della regione Felicia
Bottino pidiessina come Fabrizio Matteucci,
segretario provinciale della Quercia a Ravenna.
“Ma — racconterà più tardi Gianfranco Mascia
— assieme ai messaggi di solidarietà, fin
dall’inizio cominciarono ad arrivare anche
dei messaggi minacciosi. Noi, però, non ci
lasciammo intimidire. Nel giro di pochi giorni
si costituirono una settantina di Bo.Bi.
in tutte le parti d’Italia. Incoraggiati
da questa risposta positiva proclamammo il
29 novembre Giornata nazionale di boicottaggio
contro il Biscione. Per quella giornata chiedevamo
a tutti gli italiani di fare uno sforzo particolare
per prendere le distanze da tutto ciò che
fosse di Berlusconi. Di nuovo invitavamo
tutti a non mettere piede alla Standa, a
non comprare le riviste Mondadori, a non
sintonizzarsi sui canali di Berlusconi. Volevamo
mostrare a Berlusconi che così come abbiamo
contribuito alla sua ascesa comprando le
sue merci, noi abbiamo anche il potere di
fermare il suo complesso di onnipotenza.”
Iniziarono i volantinaggi davanti alla Standa,
e tramite il tam tam delle radio locali e
dei bollettini di ogni associazione e gruppo
l’indicazione arrivò in ogni angolo del paese.
Fu un successo clamoroso: secondo i dati
Auditel, la sera del 29 novembre le reti
della Fininvest registrarono un calo di audience
di due milioni e ottocentomila presenze.
Gli oppositori di Mascia portarono a pretesto
la concorrenza di un film molto atteso sulle
reti Rai, ma molti giurano che dietro quella
sonora sconfitta c’era lo zampino del Bo.Bi.
Dopo quel 29 novembre, l’Italia intera entrò
in campagna elettorale e Berlusconi alzò
il tiro fondando Forza Italia. Il Bo.Bi.
divenne un movimento sempre più politico
e oltre a continuare a proporre il boicottaggio
contro gli affari di Berlusconi, sostenne
il referendum per l’abrogazione della legge
Mammì, lanciò la campagna “il numero al verde”
— un invito a mandare in tilt il 144 di Forza
Italia — e la campagna “sconsigli per gli
acquisti” — un appello a segnalare i candidati
“sporchi”. Continuò a volantinare davanti
alla Standa e agli stadi dove giocava il
Milan, squadra di cui Berlusconi è presidente.
Intanto i messaggi intimidatori inviati a
Gianfranco Mascia si intensificavano. Minacce
inviate sul suo cellulare, il cui numero
era stato reso pubblico anche alla trasmissione
Il Rosso e il Nero, per raccogliere adesioni
alla campagna. Tanti gli insulti e gli avvertimenti,
ma fra tutti quello più minaccioso era stato
gridato da una voce giovanile, forse lombarda,
forse piacentina:
“Ti spaccheremo il culo, sappiamo dove trovarti”.
Voci rimaste sul nastro della segreteria
telefonica, minacce di balordi giunte soprattutto
dal Veneto e Lombardia, alle quali né lui
né i verdi dei comitati Bo.Bi. avevano dato
importanza. Tutti pensavano che lo squadrismo
appartenesse al passato, ma si sbagliavano.
Il 19 febbraio 1994, verso le 11 del mattino,
mentre Gianfranco Mascia si trovava tutto
solo nel suo studio, sentì due persone dietro
la porta d’ingresso. Poi uno entrò, si mise
davanti a lui, e mentre sibilava: "Tu
sai perché siamo qui”, lo tramortì con un
colpo alla testa. Poi, dopo avergli legato
mani e piedi con un filo dì ferro, gli chiusero
la bocca con un tampone, lo denudarono, gli
tagliarono i capelli e lo violentarono con
un manico di scopa.
Così si concludeva il Bo.Bi. che aveva sottovalutato
il peso dello squadrismo fascista presente
anche in Italia."
INVECE NON E' FINITA....
"Vademecum della bugia da Stalin a Berlusconi"
di Gianfranco Mascia (Fratelli Frilli Editori
2002)
prefazione di Nando Dalla Chiesa